Papa Francesco: «Il Buon Samaritano si è lasciato scrivere la vita da Dio»

Nell'omelia alla Messa alla Casa Santa Marta, il Pontefice ha descritto l'atteggiamento di chi vuole fuggire da Dio e di chi, invece, ne sa ascoltare la parola, «anche se è un peccatore»

Papa Francesco, nell’omelia alla Messa di stamane alla Casa Santa Marta, ha parlato delle figure di Giona e del Buon Samaritano. Il primo, ha detto il Pontefice, era un uomo buono e giusto, ma, ad un certo punto, decide di «fuggire da Dio». Questa, ha proseguito, è una tentazione che colpisce tutti i cristiani: «Si può fuggire da Dio, pur essendo cristiano, essendo dell’Azione Cattolica, prete, vescovo, Papa… tutti possiamo fuggire da Dio! È una tentazione quotidiana. Non ascoltare Dio, non ascoltare la sua voce, non sentire nel cuore la sua proposta, il suo invito. Si può fuggire direttamente. Ci sono altre maniere di fuggire da Dio, un po’ più educate, un po’ più sofisticate».
Ed è qui che papa Francesco ha iniziato a parlare della parabola del Buon Samaritano: «Nel Vangelo, c’è quest’uomo mezzo morto, buttato sul pavimento della strada, e per caso un sacerdote scendeva per quella medesima strada – un degno sacerdote, proprio con la talare, bene, bravissimo! Ha visto e ha guardato: “Arrivo tardi a Messa”, e se n’è andato oltre. Non aveva sentito la voce di Dio».
Passa poi un levita, che, dice il Papa, avrà forse pensato: «”Se io lo prendo o se io mi avvicino, forse sarà morto, e domani devo andare dal giudice e dare la testimonianza…”». Chi si ferma è il samaritano, «un peccatore», un uomo che «non era abituato alle pratiche religiose, alla vita morale, anche teologicamente era sbagliato». Tuttavia «ha capito che Dio lo chiamava, e non fuggì. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite versandovi olio e vino, poi lo caricò sulla cavalcatura» e ancora «lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Ha perso tutta la serata»

PERCHE’ FUGGIAMO DIO? «Il sacerdote – ha proseguito il pontefice – è arrivato in tempo per la Santa Messa, e tutti i fedeli contenti; il levita ha avuto, il giorno dopo, una giornata tranquilla secondo quello che lui aveva pensato di fare, perché non ha avuto tutto questo imbroglio di andare dal giudice e tutte queste cose… E perché Giona fuggì da Dio? Perché il sacerdote fuggì da Dio? Perché il levita fuggì da Dio? Perché avevano il cuore chiuso, e quando tu hai il cuore chiuso, non può sentire la voce di Dio. Invece, un samaritano che era in viaggio “vide e ne ebbe compassione”: aveva il cuore aperto, era umano. E l’umanità lo avvicinò».
Il samaritano «si è lasciato scrivere la vita da Dio: ha cambiato tutto, quella sera, perché il Signore gli ha avvicinato la persona di questo povero uomo, ferito, malamente ferito, buttato sulla strada».

IL SAMARITANO E NOI. Quindi papa Francesco ha rivolto una domanda ai fedeli («ma anche a me stesso»): «Lasciamo scrivere la vita, la nostra vita, da Dio o vogliamo scriverla noi? E questo ci parla della docilità: siamo docili alla Parola di Dio? “Sì, io voglio essere docile!”. Ma tu, hai capacità di ascoltarla, di sentirla? Tu hai capacità di trovare la Parola di Dio nella storia di ogni giorno, o le tue idee sono quelle che ti reggono, e non lasci che la sorpresa del Signore ti parli?».
Sono sicuro, ha concluso, che tutti vedono come che «il samaritano, il peccatore, non è fuggito da Dio». Il Signore «ci conceda di sentire la Sua voce, che ci dice: Va’ e anche tu fa’ così!».

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