Otto mosse per il partito dell’Irap

Forza Italia torni a parlare il linguaggio della realtà. Altrimenti rimarrà solo una sgangherata gestione del potere. Qualche proposta (e un modello) in attesa dell’incontro al Meeting di Rimini

Non sono poche le esperienze di Forza Italia (Fi) che si interrogano e vivono l’urgenza di un confronto e di una riflessione politica. E non poco è stato il lavoro svolto quest’anno, magari lontano dai soliti riflettori puntati sui soliti palazzi di una certa solita politica. Un primo punto di emersione e di visibilità di questo lavoro si ha proprio qui al Meeting di Rimini. Stiamo parlando del convegno di venerdì 29 agosto, alle 19, presso il teatro Novelli dal titolo: “Forza Italia: movimento popolare” che vede ospiti, tra gli altri,il presidente lombardo, Roberto Formigoni, e il portavoce di Forza Italia, Sandro Bondi. “Silver team” vuole portare il suo contributo. Otto tesi, provvisorie nella forma ma puntuali nella loro pretesa di giudizio, che ruotano intorno alla prima come a un cardine senza del quale tutta la costruzione non reggerebbe.
1) Non pochi hanno la tentazione di concepire Fi come una terra di transizione. E vivono loro stessi come nomadi sempre in procinto di trasmigrare ad altra casa. “Silver team” ha un’altra consapevolezza: Fi, nonostante tutti i suoi limiti, è un partito che si sta radicando sempre più nel Paese. è l’unico partito ad autentica vocazione riformista e in cui è sperabile di poter tornare a parlare con l’accento della realtà.
2) Fin dal suo inizio “Silver team” si è posto come tentativo di giudizio e di aiuto comune, innanzi tutto fra chi si è assunto in questi anni il rischio della politica. Il solo porsi di un punto di risposta possibile ha fatto emergere un prepotente bisogno. Centinaia di eletti e responsabili ogni volta presenti agli incontri. Centinaia di richieste di aiuto, incontro, documentazione e servizio sulla rete di dialogo e-mail. Questo significa che c’è una domanda di presenza ideale in politica che aspetta solo di essere evocata. Ma questo significa anche che, normalmente, è mortificata.
3) Come ha avuto occasione di scrivere Feltrino su Il Foglio: «Iraq sì. Iran forse. Irap neanche a parlarne». Forza Italia è nata come partito che parlava il linguaggio della realtà (Irap) e delle cose che cadevano sotto l’esperienza di tutti. Poi, man mano, ogni questione è stata spiegata con ragioni e necessità della politica sempre più incomprensibili. Sotto gli occhi di tutti, al centro come in periferia, è rimasta la gestione del potere. Che in sé, intendiamoci, oltre che buona, è cosa doverosa. Ma dipende dal chi, come e perché.
4) Ci perdoni monsignor Luigi Giussani, se osiamo prendere a prestito una frase di un suo articolo su Il Corriere, ma «il dramma è che non si ha un’educazione pari alla grandezza e alla profondità della lotta tra gli uomini». Così la lotta per il potere cui abbiamo assistito è stata pari alla statura dei contendenti e alla loro educazione: spesso piccina e poco entusiasmante.
5) Il problema (anche per Fi) è di un’educazione pari alla grandezza e alla profondità della lotta tra gli uomini e questo, ci si permetta, non può essere sperato come l’esito di ingegnerie politiche o tecniche di potere. Per Fi si pone il problema di un rapporto proficuo con i luoghi che mantengono una traccia dell’antica educazione: le sue anime liberali, socialiste, cattoliche.
6) Forza Italia è il partito della realtà (Irap). Quindi è il partito a più naturale e accentuata vocazione riformista. Riformista è colui che con Amleto ripete: «Ci sono più cose in cielo e sulla terra che non nella tua filosofia, o Orazio». In altre parole è colui che sa che la realtà è più grande del suo pensiero e delle soluzioni (doverose) escogitate, così che si lascia sempre ri-formare ed è fattore di progresso non ideologico per tutto il Paese. Ma rivedere il proprio pensiero è un sacrificio e per accettarlo occorre un ideale.
7) Gli esempi più chiari di approccio non ideologico, e quindi riformista, e quindi al servizio della gente, sono venuti in questi anni da Roberto Formigoni e, almeno in certi momenti, da altre esperienze di governo locale. Anche il governo ne ha tratto beneficio. La regione Lombardia è stata veramente una fucina di sperimentazioni e riforme (sanità, scuola, lavoro, formazione, assistenza).
8) Ma, e questo è il pensiero di “Silver Team”, è arrivato il momento di un duplice movimento dialettico: Fi deve incamerare nella propria progettualità politica l’immenso patrimonio di esperienza amministrativa periferica.
Formigoni (ci rivolgiamo a Formigoni perché è l’esperienza più esemplare del patrimonio di cui sopra) deve tradurre l’esperienza accumulata in un approccio più marcatamente politico. Sviluppi punti programmatici, costruisca rapporti, influenze e alleanze. Prenda iniziativa perché, assieme ad altre sensibilità e patrimoni ideali, possa presentarsi con una proposta in cui i tanti possano riconoscersi. Tradotto: offra un reale contributo, questa volta politico, al servizio del presidente di Fi Berlusconi.

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