«Ora la squadra va bene così», dice Romano Prodi. Tale e quale ad Ancelotti. Senza neanche il riscatto europeo

´ «L’autonomia non può essere intesa nel senso di eleggere come direttore un signore che è stato condannato per quei reati ai danni di un’allieva», dice Fabio Mussi al Corriere della Sera (2 novembre).
Autonomi sì, ma con la patta chiusa.
´ «Ci sarebbero sicuramente sorprese non tutte gradevoli proprio per i partiti ad ovest di Paperino, ma si può dire “hic Rhodus, hic salta” o questo, oppure niente», dice Giulietto Chiesa sul Manifesto (31 ottobre).
Vodka Stolichnaya, buona secca, come un pugno nello stomaco. Ne abbiamo bevuta da giovani, ma mai quanto i corrispondenti dell’Unità a Mosca che adesso ne pagano gli effetti.
´ «Sto scrivendo questo articolo su un giornale diretto da un uomo, che fa riferimento ad un partito il cui segretario è di sesso maschile, come i presidenti dei tre gruppi parlamentari, come l’unico ministro, come il presidente della Camera», dice Ritanna Armeni su Liberazione (30 ottobre).
Se intanto Sansonetti e Giordano si tagliassero la barba, e Russo Spena i baffi, sarebbe un passo avanti?
´ «Ora la squadra va bene così», dice Romano Prodi alla Repubblica (30 ottobre).
Tale e quale ad Ancelotti, senza neanche, però, il riscatto europeo.
´ «Io ero un ragazzo, ma consideravo Breznev un avversario», dice Walter Veltroni al Corriere della Sera (30 ottobre).
Il dittatore sovietico, quando lo venne a sapere, tremò tutto.
´ «Risulta difficile pensare che Veltroni sia un comunista», dice Giuseppe Fioroni alla Stampa (29 ottobre).
L’affermazione più corretta è: “Risulta difficile pensare che Veltroni sia” magari accompagnata da un “non è difficile pensare che Veltroni appaia”.
´ «La formula del Pd italiano è inedita in tutto il mondo occidentale», dice Giovanna Melandri all’Unità (29 ottobre).
Che cosa vuole fare intendere con quel “mondo occidentale” la nostra malandrina ministra? Che in Africa, magari nella ribollente Malindi, l’esperimento veltroniano era già stato tentato? In qualche notte bianca e scatenata?
´ «La politica, dopo che al proletariato è stata sottratta», dice Fausto Bertinotti su Liberazione (25 ottobre).
E come ha fatto il proletariato a farsi sottrarre la politica? L’aveva affidata a Bertinotti, l’unico in grado di farsi fregare qualcosa persino da Montezemolo.
´ «L’appello “al voto, al voto”, che risuona nelle piazze e nei talk show pronunciato con maggior o minor convinzione da esponenti della maggioranza e dell’opposizione, rischia di produrre un appuntamento destinato a funzionare semplicemente da valvola di sfogo per la delusione Prodi», dice Giulio Anselmi sulla Stampa (25 ottobre).
Oltre che “un appuntamento” il voto elegge anche un Parlamento: certo per l’aristocratico Anselmi il metodo per fare questa scelta è un po’ una schifezzuola. Tutto quel potere lasciato a ignorantoni di ogni risma. D’altra parte, le cose nel devastato mondo di oggi vanno così.
´ «Non è pensabile un’andata e ritorno rispetto ai giornali dove si è già stati», dice Luca Cordero di Montezemolo al Corriere della Sera (25 ottobre).
Siamo di fronte al solito cazzeggio montezemoliano, a una smentita su un ritorno di De Bortoli al Corriere o a un attacco a Mieli direttore andata-ritorno del quotidiano di via Solferino?
´ «Ad agosto il settimanale Panorama ha scritto di una possibile vendita dell’Unità alla famiglia Moratti. La vendita, poi, non c’è stata. Ma la trattativa, ancora oggi, trova tante conferme», dicono Aldo Fontanarosa e Andrea Greco sulla Repubblica (26 ottobre).
Il destino di una storica testata giornalistica è sempre affare che riguarda tutti. È con questo spirito che ci si chiede se la cessione del quotidiano fondato da Antonio Gramsci provocherà a Roma l’aumento delle pompe di benzina o quello delle cliniche private.
´ «I miei fratelli, a sorpresa, ci fecero trovare un’orchestrina e ballammo fino a esserne sazi», dice Anna Serafini alla Stampa (26 ottobre).
Cara signora, lei scrive con lo stile da vedova ma il povero Piero è andato solo in pensione.
´ «La distinzione tra il voto dei senatori a vita e quello degli eletti non ha alcun fondamento nella Costituzione», dice Oscar Luigi Scalfaro alla Repubblica (27 ottobre).
La Costituzione è la Costituzione, e della decenza anche minima  – si sa – Scalfaro se ne impippa.

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