Obiezione di coscienza, Wall Street Journal contro Obama: «Tornano i tempi bui»

Obama forza tutti i datori di lavoro a pagare per aborto e contraccezione. I repubblicani propongono in Senato una norma per difendere l'obiezione di coscienza ma i democratici la respingono. Il Wall Street Journal attacca: «Imposizione estremista».

La Chiesa cattolica dà battaglia per negare l’accesso alla contraccezione. Questo il messaggio che sta passando negli Stati Uniti ma la Chiesa di contraccezione non ha mai parlato e nemmeno di aborto, anche se la riforma sanitaria di Obama include entrambi tra i medicinali che tutte le assicurazioni sanitarie dovranno garantire. Ma la Chiesa, pur in disaccordo con una riforma che include aborto e contraccezione fra le cure, non l’ha contrastata per questo ma per qualcosa che riguarda tutti i cittadini americani. Lo scopo dei vescovi è proteggere l’obiezione di coscienza e non ostacolare l’accesso alla contraccezione. Per questo stanno protestando non solo i cattolici, ma anche laici, ebrei e protestanti.

Il regolamento del dipartimento della Salute obbliga tutti gli istituti a pagare non solo per la contraccezione, come dicono i media, ma anche per l’aborto. La controproposta, avanzata da chi ritiene di tradire la propria coscienza assicurando aborto e contraccezione ai propri dipendenti, non richiede di bandirli e vietarli alle donne americane, che ne hanno già ampio accesso, bensì di non contribuire con i propri soldi a fornire loro tali “servizi”. In poche parole si chiede solo che valga il diritto all’obiezione di coscienza, che esiste da quando gli Stati Uniti sono nati e che discende da quello della libertà religiosa, garantita dal Primo emendamento della Costituzione americana, da cui discende pure tutto l’assetto statale americano: «Il Congresso – recita l’emendamento – non può promulgare leggi che interferiscano con la religione o con l’esercizio di questa».

Obama, sebbene richiamato su questo punto da 500 personalità pubbliche che hanno firmato un documento della Beckett Foundation, associazione per la difesa dei membri di tutte le religioni che si sentono lesi nel loro diritto di viverla liberamente, ha fatto orecchie da mercante. Davanti alla determinazione del governo, alcuni repubblicani hanno deciso di presentare un disegno di legge per mettere nero su bianco il diritto all’obiezione di coscienza. Ma giovedì scorso il Senato ha respinto, con 51 voti a 48, il disegno di legge. «Purtroppo – si legge nella nota successiva al voto della Conferenza episcopale americana – una battaglia bipartisan è diventata uno strumento della campagna elettorale in corso e viene usata in maniera faziosa». In effetti, a favore della proposta hanno votato solo i repubblicani, mentre tutti i democratici (tranne tre) hanno votato contro.

Ma la Chiesa non ha alcuna intenzione di fermarsi. Infatti, un altro comunicato a firma del vescovo di Bridgeport, William Lori, presidente della Commissione sulla libertà religiosa della Conferenza episcopale statunitense, afferma che i presuli «continueranno con forza a difendere i diritti di coscienza attraverso tutti i mezzi legali». E aggiunge: «Non ci fermeremo fino a quando sarà ripristinato il diritto all’obiezione di coscienza e finché non sarà rispettato il Primo emendamento del Bill of Rights». Monsignor Lori ha quindi chiesto anche alla Camera (dal 2010 a maggioranza repubblicana) di sostenere una legislazione in difesa della libertà di coscienza.

Timothy Dolan, però, dopo aver sottolineato che occorre combattere e «prepararsi a tempi duri» usando le vie legali, ha aggiunto che occorre percorrere anche altre vie necessarie alla battaglia: bisogna educare i fedeli confusi dall’informazione, ha scritto Dolan, e «incoraggiare la preghiera per sostenere gli sforzi e indirizzare i nostri piani». Affinché si comprenda che «la nostra non è una battaglia che difende solo i cattolici o che riguarda la contraccezione». Un’infermiera, infatti, ha scritto al vescovo: «Non sono arrabbiata in quanto cattolica, ma in quanto cittadina americana», mentre un pastore battista ha dichiarato che «in questa faccenda ci sentiamo tutti cattolici». Queste persone, ha continuato Dolan, «sanno bene che non si tratta di una questione legata alla sterilizzazione, alla contraccezione e all’aborto. Ad essere in pericolo è la libertà religiosa». Pertanto Dolan ha ricordato quanto Benedetto XVI ha detto pubblicamente ai vescovi americani, spronandoli a combattere: «Occorre contrastare il secolarismo radicale», di cui sono «particolarmente preoccupanti i tentativi fatti per limitare la libertà più apprezzata in America, la libertà di religione». Nello specifico il Papa ha citato gli «sforzi concertati per negare il diritto di obiezione di coscienza degli individui e delle istituzioni».

Ma a chiarire bene la confusione generata dai media e da quelle associazioni cattoliche più compromesse con il governo, che hanno accettato l’imposizione del dipartimento della Salute, ci pensa un editoriale di venerdì scorso del Wall Street Journal, in risposta all’affermazione fuorviante di Nancy Pelosi per cui la legge proposta era «l’ultimo tentativo dei repubblicani di minacciare la salute delle donne». L’editoriale apostrofa l’affermazione della Pelosi «che suona medievale, mentre se ieri la legge fosse passata sarebbe servita semplicemente a far tornare le cose come sono sempre state fino a un mese fa. Come erano ai tempi bui, prima che l’amministrazione Obama cancellasse la norma che protegge da sempre l’obiezione di coscienza tramite la sua legge sul controllo delle nascite obbligatorio». Non solo, l’editoriale fa notare che molti dei democratici che hanno votato contro il disegno di legge non hanno voluto spiegare la propria posizione, dimostrando «quanto estremista sia questa imposizione».
twitter: @frigeriobenedet

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