O l’algoritmo o l’Io

Meglio l’imperfetto mondo sublunare che il perfetto sistema Cinque Stelle che ci vorrebbe tutti governati da un sistema non-umano

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Quando l’altra settimana ci è capitata sotto gli occhi l’intervista di Rolling Stone a Beppe Grillo, ci ha colpito una risposta del comico a cinque stelle: «Io – diceva Grillo – ora ho un ruolo di garante delle regole, poi prima o poi ci sarà un sistema che farà rispettare le regole, come quello dei Blockchain: chi le infrange verrà automaticamente espulso da un algoritmo. Le faccio un esempio: se io le vendo una macchina e lei non paga, la macchina si ferma, senza interventi dall’alto o intermediazioni. Sarà interessante applicarlo in politica. Io sto traghettando il Movimento verso nuovi orizzonti, resto perché non potrebbe essere altrimenti. Non intervengo direttamente, però credo che ci sia ancora bisogno della mia presenza».

Cazzabubbole, si dirà. Sì, anche; e pure belle grosse e grasse. Ma questa idea di correggere il legno storto dell’umano con qualcosa di non-umano (l’algoritmo) e, al tempo stesso, mantenere per sé l’intangibile ruolo di garante della procedura, ci è ronzata nelle orecchie per giorni, rammentandoci il celebre verso di Eliot de I Cori da La Rocca («sistemi talmente perfetti che più nessuno avrebbe bisogno d’essere buono»). E un passaggio di Arancia Meccanica di Anthony Burgess in cui l’antieroe Alex rivendica il suo diritto a compiere il male. «Ma i non-io – dice Alex – non vogliono avere il male, e cioè quelli del governo e i giudici e le scuole non possono ammettere il male perché non possono ammettere l’Io».

“Ammettere l’Io”, che espressione fantastica. Ogni qual volta nella storia si è cercato di correggere l’errore insito nell’umana natura il risultato è stato solo violenza e lutti. Meglio imperfetti ma liberi. Meglio umani che automi. L’aut-aut è questo: o l’algoritmo o l’Io.

Foto Ansa

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