Noi,liberal popolari

Parola di politologo: “il Polo delle Libertà è nel solco di una tradizione e cultura politica che unisce Dottrina sociale della Chiesa e socialismo democratico. Un’opposizione popolare che è tornata a essere maggioranza nel Parlamento europeo e che si prepara a governare in Italia”

Viviamo in una democrazia limitata dal governo della sinistra, e di quella postcomunista che, forte di un’alleanza con i poteri della grande industria, del suo controllo sulla stampa, del sindacato privilegiato, impone la sua direzione al paese, grazie anche ad una gestione illegittima dei poteri presidenziali, oggi terminata, e ad usi partigiani e violenti dei poteri di alcune procure.

Forza Italia erede di Sturzo e di Turati Senza potere, in una sorta di emarginazione, esiste un popolo di libertà che si è concentrato attorno a Forza Italia e al Polo delle libertà. L’esistenza di questo popolo, veramente all’opposizione, è un evento che nella Repubblica italiana non è mai esistito e che ha la sua premessa nelle lotte cattoliche e socialiste contro lo Stato liberale durante il Regno. Le tradizioni dell’opposizione cattolica e di quella socialista sono ancora presenti nel paese contro il dominio di un solo partito e dei suoi alleati.

Il paese deve a Silvio Berlusconi la creazione di qualcosa che non c’era mai stato: e non solo di averlo fondato, ma di averlo mantenuto vivo quando tutti i poteri istituzionali, politici e sociali erano rivolti contro le forze della libertà. È dunque ancora presente in Italia quella forza politica non di sinistra, ma di centro, che visse nell’Opera dei Congressi, nella nascente democrazia cristiana e nel Ppi di Sturzo, nella Dc di De Gasperi. Questa tradizione, soffocata dallo statalismo e dal partitismo durante il governo delle sinistre democristiane, è ancora intatta e solo dopo la fine dell’unità dei cattolici ha potuto trovare la propria espressione. Essa si è riconosciuta in Forza Italia e i tentativi di ricostruire la Dc nella forma del grande centro hanno dato vita ad un trasformismo che non si era mai visto nemmeno nello Stato liberale, dove il fenomeno imperava. E sono stati a farlo dei partiti che si richiamavano alla tradizione democristiana che aveva sempre combattuto il trasformismo e per questo aveva imposto il sistema proporzionale.

Una cultura politica democratica e popolare Questa cultura politica si fonda sulla dottrina della legge naturale e dei diritti naturali, della famiglia, della proprietà, degli enti locali che costituiscono la Dottrina sociale della Chiesa. Essa è oggi divenuta una cultura, che anima tutte le opposizioni alla sinistra in Europa, dopo che il “socialismo reale” è terminato in un fallimento senza nome. Per questo Forza Italia si riferisce al PP di Sturzo, al 18 aprila ’48 di Alcide De Gasperi. Nel suo cammino questa tradizione popolare si è incontrata con la cultura socialista democratica, e si è sempre intesa con essa sul grande tema della difesa della libertà contro il totalitarismo e l’autoritarismo di destra e di sinistra. Il riformismo è stato una forza determinante per la libertà contro la congiunzione della sinistra democristiana e del Pci. I socialisti riformisti sono una componente culturalmente rilevante, garante della figura di centro di Forza Italia.

E Berlusconi ha dato espressione al mondo delle professioni, alla cultura liberale, alla tradizione anglosassone di democrazia, creando una posizione politica per un’area culturale e sociale, quella della società civile, delle imprese e delle professioni, che la partitocrazia, l’unità dei cattolici, la potenza del massimalismo socialista avevano mantenuto in Italia solo come riferimento sociale, ma non come riferimento politico. Per questo Fi è un partito laico, ma non laicista.

Alternativa al giacobinismo Le tradizioni democratiche che si opposero al liberalismo storico italiano, accettando la parola “liberalismo” e la grande cultura liberale di Von Hayeck come una visione fondata sulla tradizione europea, in alternativa al giacobinismo. Tutte la culture contrarie al liberalismo come primato della società civile sullo Stato sono giacobine: il giacobinismo domina la cultura italiana, persino quella cattolica. Il potere della sinistra può continuare solo mediante l’espansione del controllo dei partiti di sinistra sullo Stato, nella dipendenza al sindacato privilegiato, la Cgil, che accorpa attorno a sé gli altri grandi sindacati. E ciò è incompatibile con l’Europa di Maastricht e di Amsterdam, con l’Europa dell’Euro. La sinistra cerca di assorbire questo pensiero liberale, ma esso contraddice con la sua memoria, la sua struttura politica, la sua base sociale. Essa è oggi un grande blocco tra le grandi industrie e i grandi sindacati, burocrazie accademiche e istituzionali, sorrette dall’esorbitanza di una procura. Le verità che guidano le posizioni dei cattolici liberali, come dei socialisti liberali, sono il primato della società sullo Stato e il carattere di servizio alla persona dei pubblici poteri. Cattolici liberali e socialisti liberali accettano la realtà della globalizzazione, perché essa è un dato irreversibile, anche se comporta gravi problemi, specie nel rapporto tra paesi sviluppati e sottosviluppati, su cui il papa ha richiamato tante volte l’attenzione dei cattolici. È il problema economico e sociale che attanaglia il paese, chiuso in una morsa che discrimina egualmente i giovani e gli anziani, facendo dei giovani una generazione senza lavoro e futuro e determinando gravi stati di povertà negli anziani, proteggendo i pensionati di anzianità a danno di tutti.

Uno Stato da riformare radicalmente I cattolici e i socialisti liberali chiedono una riforma dello Stato sociale per superare l’iniquità di uno Stato creato solo sulla base degli occupati e dei grandi sindacati che li tutelano. Lo statalismo governa tutte le politiche sociali, in modo particolare quella della sanità, gestita da una cattolica di estrema sinistra. La riforma fiscale, quella del mercato del lavoro, dell’assistenza sanitaria e sociale, sono le chiavi di una politica alternativa al dominio della cultura della prassi di sinistra. Questa è la posizione di Forza Italia, che esprime la tradizione democratica cristiana e quella del socialismo democratico, nella cultura liberale separandole da ogni statalismo e restituendo senso popolare e concreto alla parola “liberalismo”. Ormai esiste nelle cose una visione alternativa alla sinistra, un modo diverso di governare lo Stato. Siamo certi che la crisi della sinistra italiana è irreversibile. Il Polo delle libertà è un’alternativa di governo. Per questo è importatnte che Forza Italia si qualifichi sempre più come identità culturale e politica, esprima la sua novità. Ciò è una condizione del suo radicamento popolare e del suo futuro. Gravi responsabilità pesano sul Polo perché la sua vittoria è la vittoria dei diritti di libertà e felicità, per usare l’espressione della Dichiarazione dei diritti che fondò gli Stati Uniti. Oggi l’Italia è una nazione infelice, perché la sinistra privata del suo modello è una coscienza infelice.

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