Nicaragua, il vescovo di Estelí scampa a un agguato

Rimane altissima la tensione in tutto il paese, dove continuano le proteste guidate dagli studenti contro il governo di Ortega e i blitz dei paramilitari


 

tratto dall’Osservatore Romano – È altissima la tensione in Nicaragua. Il vescovo di Estelí, Abelardo Mata, è scampato ieri a un agguato armato attribuito a forze paramilitari. Il veicolo sul quale il prelato stava viaggiando è stato crivellato da colpi d’arma da fuoco a Nindirí, vicino alla capitale Managua. Il vescovo e l’autista sono rimasti illesi. «Il veicolo di monsignor Mata ha subito danni, ma lui e il suo autista sono rimasti incolumi» ha detto una fonte alla stampa locale, confermando l’agguato è stato perpetrato da una squadra di paramilitari, le cosiddette “turbas”, vicine al presidente Daniel Ortega.

Ex vice presidente della conferenza episcopale, il vescovo Mata, 72 anni, è ritenuto uno degli ecclesiastici più critici riguardo al governo sandinista. «Ho potuto parlare con il vescovo Mata e, dopo l’incidente di Nindiri, finalmente è fuori pericolo, grazie a Dio» ha twittato il vescovo ausiliare di Managua, Silvio José Báez. La televisione ha mostrato immagini del veicolo del prelato, con i finestrini rotti e i segni dei proiettili.

Roberto Pedray, uno stretto collaboratore di Mata, ha detto all’emittente privata Channel 15 che il vescovo stava tornando a Managua da Tisma, una città vicino a Nindirí, nella provincia di Masaya, nel sud-est, dove di solito viaggia ogni domenica per motivi pastorali. Pedray ha detto che Mata è riuscito a mettersi in salvo insieme al suo autista, rifugiandosi in una casa. «Non è ferito e sono già protetti dalla polizia» ha aggiunto. L’associazione nicaraguense per i diritti umani (Cpdh) si è dichiarata «profondamente preoccupata e costernata» dall’incidente e ha confermato che l’attacco è stato eseguito da «gruppi paramilitari che non rispettano nessuno».

L’agguato giunge mentre rimane altissima la tensione in tutto il paese, dove dallo scorso 18 aprile dilaga la protesta guidata dagli studenti contro il governo di Ortega. La Chiesa è in prima linea nel cercare di far ripartire il dialogo e arrivare a una soluzione della crisi.

Ed è stata proprio la mediazione del nunzio apostolico, Waldemar Stanisław Sommertag, e del cardinale Leopoldo Brenes, arcivescovo di Managua, a risolvere il drammatico assedio, durato oltre 14 ore, alla chiesa della Divina Misericordia, dove si erano rifugiati centinaia di studenti in fuga dalla vicina Universidad Nacional Autónoma de Nicaragua (Unan).

La sera di sabato scorso, le “turbas” hanno sferrato un blitz attaccando l’ateneo occupato. I paramilitari sono entrati nel campus sparando con armi di grosso calibro — riporta la stampa — contro gli studenti che cercavano riparo dietro le barricate. Uno di loro è morto sul colpo; un altro è morto poco dopo per le ferite riportate. Gli studenti sono scappati e hanno trovato rifugio nella chiesa grazie all’accoglienza di due sacerdoti: Raúl Zamora e Erick Alvarado. I paramilitari hanno quindi assediato la chiesa, sparando contro l’edificio. Altri due ragazzi sono rimasti feriti.

Solo grazie alla lunga mediazione di Brenes e Sommertag, la situazione si è sbloccata. Poco alla volta i ragazzi sono stati trasferiti grazie a diversi bus e all’intervento di rappresentanti dell’Onu e delle ong che difendono i diritti umani.

Va detto infine che le ong hanno denunciato ieri la morte di dieci persone nelle sommosse scoppiate a Pueblos Blancos e Masaya.

Foto Ansa

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