Nel Regno Unito l’estremismo islamico cresce nelle università

Un rapporto stilato dall'Intergruppo parlamentare sulla sicurezza interna, Keeping Britain Safe ha messo in luce un dato allarmante. Il fondamentalismo islamico sta fiorendo paurosamente nelle università inglesi, mettendo in pericolo la sicurezza nazionale

Non i ghetti etnici delle città industriali, non le moschee, non i centri di permanenza temporanea per profughi e immigrati: il focolaio più importante per l’espansione dell’estremismo islamico nel Regno Unito sono le università, dove le autorità accademiche non vogliono collaborare con gli enti deputati alla sicurezza nazionale. Lo sostiene il primo rapporto dell’Intergruppo parlamentare sulla sicurezza interna, dal titolo Keeping Britain Safe. Le conclusioni contrastano clamorosamente con quanto affermato all’inizio di quest’anno da Universities UK, ente di coordinamento delle università britanniche animato dai vice-rettori, che aveva fatto sensazione sostenendo che nei campus i fautori dei diritti degli animali rappresentavano un problema più grosso degli islamisti radicali. Non sono dello stesso parere membri del Parlamento e Lords, che sottolineano come il 31 per cento di quanti sono stati condannati in Gran Bretagna per reati connessi al terrorismo islamista hanno frequentato le università, e il 10 per cento erano ancora studenti al momento dell’arresto. Nel loro rapporto si legge che al fondamentalismo islamico è permesso di fiorire nelle università, e che questo mette in pericolo la sicurezza nazionale; si sottolinea la mancanza di collaborazione delle autorità accademiche che fingono di non notare le attività degli estremisti per non essere accusate di spiare gli studenti.

 

 

Il governo è invitato ad affrontare la questione con la «massima urgenza». Per corroborare le sue asserzioni il rapporto mette in evidenza alcuni esempi, come quello di Umar Farouk Abdulmutallab, il giovane nigeriano già studente della University College di Londra, che il giorno di Natale del 2009 tentò di far esplodere in volo un aereo della Northwest partito da Amsterdam e diretto a Detroit, usando esplosivo nascosto negli slip. Nei tre anni dei suoi studi a Londra (2005-2008) Abdulmutallab è stato per più di un anno (fra il 2006 e il 2007) presidente della Società Islamica studentesca, impegnata nell’organizzazione di manifestazioni contro la politica anglo-americana nei paesi musulmani. Altra situazione imbarazzante per le università britanniche che viene evidenziata è la recente elezione di due simpatizzanti del gruppo estremista Hizb ut-Tahrir (fuorilegge nella maggior parte dei paesi islamici e impegnato a ricostituire il califfato universale) ai posti di presidente e vicepresidente dell’associazione degli studenti alla Westminster University. Seguono vari esempi di predicatori estremisti invitati a parlare nei campus senza contraddittorio. Il rapporto mette poi in evidenza un altro aspetto problematico dell’organizzazione delle università britanniche che rappresenta un ostacolo nella loro collaborazione all’azione di contenimento dell’estremismo islamico: il fatto che molte di esse ricevono grossi finanziamenti dai paesi arabi per mantenere attivi corsi di studio di islamistica. Recentemente sotto i riflettori è finita la London School of Economics per aver accettato una donazione da 1,5 milioni di sterline da un fondo controllato da Saif al-Islam Gheddafi, figlio del colonnello Gheddafi. Ma il fenomeno è molto più esteso: secondo il prof. Anthony Glees della Buckingham University negli ultimi dieci anni i paesi arabi avrebbero sostenuto con 240 milioni sterline i corsi di studio islamici nelle università britanniche.

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