Ne uccide più il mito verde

Mentre l’emergenza batterio killer rasenta la psicosi, nessuno dice che con un uso serio della tecnologia certi incidenti si possono evitare. L’ideologia del “tutto naturale” fa demonizzare gli Ogm e incensare il biologico, ma proprio in un’azienda bio si è sviluppato il temutissimo E.coli

(Dal numero 24 di Tempi) – «Sono vegetariano, amo la natura e dico che quella biologica e ambientalista è un’ideologia contraria sia all’uomo sia alla natura, che distorce la realtà e tace la verità». Non usa mezzi termini Francesco Sala, docente di botanica e biotecnologie presso l’Università degli studi di Milano che a Tempi spiega l’origine del famigerato batterio killer e la confusione mediatica che è seguita all’epidemia. Sotto accusa è una variante del batterio Escherichia coli, che, è il bilancio aggiornato a martedì scorso, ha ucciso 37 persone in Nord Europa (36 tedeschi e una donna svedese che era stata in Germania) e ne ha infettate oltre tremila in 15 paesi.

Professor Sala, si è parlato del virus come di qualcosa di nuovo, ma nel 2001 Anthony Fauci direttore del Niaid, l’Istituto nazionale americano contro le malattie infettive, dichiarava: «L’E.coli O157:H7 è uno tra i più pericolosi agenti patogeni che minacciano il nostro cibo e la nostra acqua, abbiamo un estremo bisogno di strumenti migliori per diagnosticare, curare e prevenire il contagio». Dopo dieci anni il batterio si è ripresentato e una cura non esiste ancora. Come mai? Non c’è modo per prevenire la diffusione di questo tipo di batteri?
Bisogna dire innanzitutto che questo batterio è comunissimo e normalmente è necessario al buon funzionamento del nostro organismo. Se non l’avessimo sarebbe un vero guaio. L’E.coli viene prodotto dall’intestino per l’equilibrio della flora batterica, tanto che quando viene ucciso dagli antibiotici se non è reintegrato con i fermenti lattici causa diarree, coliti o indigestioni. Questo batterio, come tutti, ha un suo dna munito di piccoli frammenti detti plasmidi, che possono contenere un gene patogeno per l’uomo. Perciò è solo nel caso in cui ci sia questo gene particolare che ci ammaliamo oppure, come nel fattispecie recente, che il gene sia così tossico da poter addirittura provocare la morte. Il batterio non si può combattere con gli antibiotici o le medicine, ma solo prevenirlo.

Come si poteva prevenirne l’insorgenza?
Ad esempio, se la soia fosse stata coltivata a Ogm o senza fertilizzanti biologici il virus non si sarebbe potuto sviluppare. Infatti, nel caso tedesco la soia era stata prodotta secondo le regole dell’agricoltura biologica che fertilizza il terreno usando esclusivamente sostanze organiche, che sono appunto quelle che contengono l’E.coli. Evitando l’agricoltura bio in senso stretto, che non accetta alcun intervento ausiliario dell’industria chimica, estrattiva o meccanica, si preverrebbero molte malattie legate all’alimentazione. È proprio questa la ragione per cui si è passati dalla coltura di inizio Novecento ad altri tipi più moderni.

Perché allora l’agricoltura biologica è tornata in auge, sponsorizzata dagli stessi che demonizzano gli Ogm?
Per questioni commerciali ed economiche: i prodotti biologici costano di più. Probabilmente a chi li vende non importa se sono più rischiosi. Anche i supermercati hanno interessi a sponsorizzarli. Infatti, per via dei loro costi di produzione alti, è possibile aumentare i prezzi della verdura con un guadagno maggiore. Gli Ogm, al contrario, hanno costi produttivi molto bassi, perciò non è possibile venderli a prezzi alti. Non solo, l’agricoltura biologica oltre ad essere costosa è anche rischiosa per la salute: è difficile controllare i parassiti che intaccano le piante uccidendole. Tornare a metodi di produzione usati prima della Seconda guerra mondiale può poi causare patologie cancerogene, che però si scoprono solo dopo anni. Così accadeva ai nostri nonni che morivano prima di noi anche a causa dell’alimentazione incontrollata.

Un ceppo patogeno di E.coli era stato scoperto anche in America nel 1982, in seguito però ad un’epidemia di carne infetta. Per evitarene la contaminazione non servirebbe un controllo maggiore anche negli allevamenti animali?
Sicuramente, anche se gli ecologisti che difendono l’agricoltura biologica difendono pure l’allevamento di animali totalmente libero, per poi scagliarsi contro le partite infette che sono solo una conseguenza. Il problema è infatti a monte. Prendiamo ad esempio gli allevamenti di bufale molto diffusi a Napoli e nel Nord Italia, che producono latte e mozzarelle. Se gli animali non fossero allevati in regime controllato sarebbe controproduttivo per le aziende e costosissimo per i clienti: le bufale, se allevate in libertà, si rotolano nel fango pieno dei loro escrementi e si ammalano in continuazione. Se così fosse la maggior parte del latte e del formaggio prodotti sarebbero da buttare e la parte restante diventerebbe costosissima. La carne poi tornerebbe ad essere un bene di lusso. Non dico quindi che bisogna ingabbiare gli animali, ma controllarli e tenerli in apposite stalle è necessario.

Perché allora animalisti e verdi sponsorizzano tanto l’allevamento naturale?
Io sono vegetariano e amo la natura, ma dico una cosa: l’ideologia ecologista in realtà è molto violenta sia nei confronti dell’uomo sia della natura stessa. I fautori di questa moda, si spacciano per protettori della natura, sostenendo che deve essere libera e per nulla controllata dall’uomo. Se tutto il terreno lo usassimo solo per allevare vegetali bio e permettessimo agli animali la totale libertà non avremmo più terreno né per noi né per le foreste e i boschi. Gli allevamenti allo stato brado non farebbero quindi che distruggere la biodiversità di cui i verdi si riempiono la bocca.

L’aumento dei divieti all’utilizzo di pesticidi costringe spesso l’Italia a importare alcuni prodotti (l’esempio più recente è il mais). I pesticidi sono così dannosi da giustificare l’adozione di politiche controproducenti per la nostra agricoltura?
I pesticidi non sarebbero più necessari se si utilizzasse il metodo Ogm che non ha mai causato nemmeno un mal di pancia ai tre miliardi di persone che ne fanno uso. Ma se la gente fatica ad accettarlo, per via della campagna denigratoria che viene fatta contro il Ogm, non si può pensare di fare a meno dei pesticidi. Bisogna certo scegliere quelli meno dannosi, ma vietare tanto i pesticidi quanto gli Ogm significherebbe tornare a produrre tonnellate di cibi infetti con costi di produzione enormi. Un’idea che può piacere solo a chi ha interessi economici di nicchia da difendere.

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