Monti? Costalli (Mcl): «Lo avevamo invitato a Todi, poi ci ha fatto ricredere. Il suo è un bluff»

Per Carlo Costalli il leader di Scelta Civica poteva essere il «capo di un Ppe italiano» e invece ha deciso di fare un "centrino" e di accordarsi con la sinistra

«Monti? Lo avevamo invitato a Todi, poi ci siamo ricreduti. Pensavamo avesse intenzioni serie. Lo avremmo voluto a capo di una grande coalizione ispirata al Partito Popolare Europeo. Federatore di un partito cristiano popolare. Invece si è ridotto a fare il centrino della politica italiana». Carlo Costalli esprime tutta la sua amarezza per la defezione di Mario Monti da quella che, secondo il presidente del Movimento Cristiani Lavoratori, sarebbe potuto essere una nuova era politica in Italia.

Il 7 febbraio ci sarà il consiglio nazionale del Movimento Cristiani Lavoratori (fra i primi propositori del forum di Todi, il congresso dei movimenti e delle associazioni di ispirazione cattolica), dove interverrà, unica eccezione in questi giorni di campagna elettorale, il presidente della Cei Angelo Bagnasco.
Il cardinale viene a offrirci la sua vicinanza. Riconosce il nostro coraggio per aver portato alla luce una discussione che era nata nel mondo cattolico, in seguito alla decisione di Mario Monti di entrare in politica. Abbiamo sempre cercato di promuovere una grande forza politica moderata che si faccia interprete dei valori popolari e liberali e sociali come è il Ppe in Europa, anche in Italia.

Però, a Todi, quel 10 gennaio, Monti decise di non venire. E il forum non si fece. Da parte di Monti, vi aspettavate chiarimenti?
Eccome. Ma il presidente del Consiglio ha preso una strada diversa da quella che, forse ingenuamente, avevamo supposto volesse prendere dopo aver partecipato alla riunione del Ppe, a Bruxelles.

Cos’è successo, secondo lei? Perché Monti partecipa a un vertice del Partito Popolare Europeo e poi snobba l’incontro con i cattolici italiani?
Non so quello che ha pensato. I fatti parlano da soli: ha imboccato
la via più facile per evitare il confronto, ha evitato di prendere posizione rispetto ai principi non negoziabili, al terzo settore, all’educazione. Ha usato il consenso accumulato in un anno di governo per produrre un centrino di poco più forte della somma dei partiti che lo compongono. La forza della sua “salita in campo” si è tutta dispersa per fare da bilancino della politica. E a noi, che gli abbiamo posto delle condizioni precise per il suo sostegno, Monti ha risposto con un silenzio. Monti sa di bluff.

Pier Luigi Bersani, il segretario del Pd, continua a tendere la mano a Monti. A Berlino, dichiara di essere “prontissimo” per una collaborazione con il premier. Anche lei, come sospettano esponenti di centrodestra, crede che sottobanco si stia preparando un accordo fra Monti e la sinistra (Sel compreso)?
Plausibile. Ci sono ottime ragioni per supporlo. A parte i giochi dei tre poli in campagna elettorale, la posizione di Monti va in questa direzione. Vuole essere determinante per un governo di centrosinistra. Probabilmente otterrà delle concessioni sulle norme di carattere economico in cambio di un ammorbidimento sulla difesa dei principi non negoziabili.

Come lo vede adesso il progetto Monti?
Il progetto di Monti è quello di contare qualcosa nel prossimo parlamento. Un’ambizione di potere, certo naturale per la politica, ma che porta con sé un futuro nebuloso. 

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