Monopoly non muore mai. Nell’era dei videogiochi è boom dei giochi in scatola

In tutta Italia esplode la moda per il gioco di società. Intervista a Lavinia Capresi, Brand Manager Games di Hasbro Italy: «La crisi e i videogiochi non riescono ad abbattere le vendite».

La maggior parte dei genitori italiani dedica meno di trenta minuti al giorno a giocare coi figli. Una cifra che ci fa sfiorare l’ultimo posto nella classifica UE. Per questo, la Bottega dell’Educare dell’Onlus Pepita e Hasbro hanno lanciato la sfida: la settimana del gioco. Dal 10 al 18 novembre, in più di 100 comuni, i cittadini potranno giocare insieme sul territorio con l’obiettivo di aumentare il proprio monte-ore. Alla fine della competizione, chi avrà raccolto più ore di gioco vincerà un’intera ludoteca. Sul sito www.staserasigioca.it si può visionare un timer che indica la cifra totale di ore di gioco: in questo momento si toccano i 25 giorni. Insomma, il gioco da tavola non muore mai. Tempi.it ne parla con Lavinia Capresi, Brand Manager Games di Hasbro Italy e coordinatrice della Settimana del gioco in scatola.

Quali sono le ragione del vostro sostegno alla “Settimana del gioco”?
Sono due le finalità. Hasbro è il leader del mercato di gioco in scatola. Ha il dovere di promuovere la cultura dei giochi di società per mantenere la crescita e lo fa puntando sul giovamento del giocare tutti insieme. Inoltre, è importante per noi anticipare le vendite di Natale, per capire quali saranno i prodotti più comprati e in quale quantità, per prepararci al meglio alle festività.

È un banco di prova.
È un gran bel banco di prova, sì. D’altronde, il gioco in scatola non muore mai. È un modo per riscoprire il tempo speso in compagnia. È socialmente importante. I comuni che partecipano alla “Settimana del gioco” sono felici di questa iniziativa. In questo periodo abbiamo proposto una promozione al consumo: se un acquirente vuole comprare 40 euro di giochi in scatola, noi gli rimborsiamo il 50 per cento in buoni-benzina. E 20 euro di carburante, in questo periodo, non è male…

Il “gioco in scatola” è un’abitudine solo italiana?
No, noi esportiamo in tutto il mondo. Abbiamo un portafogli-prodotti diverso per ogni paese, con adattamenti per ogni località. Ognuno importa nel mercato la piattaforma che può avere più successo: chi Cluedo, chi Indovina chi, chi Twister, chi Monopoly.

Sembra si stia parlando di un mercato lontano dalla crisi.
È così. Il mercato dei giochi in scatola è maturo e stabile, non risente particolarmente della recessione. Chi compra un gioco in scatola lo fa come investimento: si spende adesso per poterne goderne gli anni a venire. Non abbiamo risentito neppure dell’avvento dei videogiochi: a fine 2010 riportavamo un incremento del 5 per cento, e a fine 2011 dell’8 per cento. Il videogioco non spaventa, perché ha un approccio completamente diverso: utente e consolle. Per noi è diverso.

@danieleciacci

Exit mobile version