Mondiali Qatar, la disfatta di Blatter (e pensare che scartò l’Australia proprio per non giocare d’inverno)

L'ultima della Fifa: d'estate nel deserto fa caldo, la coppa si disputerà tra novembre e gennaio. Panico tra le federazioni europee e all'Uefa. Per il manager svizzero la manifestazione del 2022 è un fallimento su tutta la linea

Chissà cosa avrà pensato Sepp Blatter quando il numero due della Fifa, Jerome Valcke, sbugiardava quello che il presidente dell’organismo mondiale del calcio aveva assicurato non più di due mesi fa parlando dei Mondiali in Qatar. A Zurigo si gioca a rimangiarsi la parola, e se Blatter prima di Natale garantiva che la competizione non sarebbe stata disputata nei mesi invernali, ecco puntuali a smentirlo le dichiarazioni del segretario generale rilasciate a France Info: «I Mondiali non si giocheranno in estate, che fa troppo caldo, ma in inverno, in una data compresa tra il 15 novembre e il 15 gennaio». Non è una vera e propria ufficializzazione (questa arriverà solo a fine 2014) ma poco ci manca, per quanto subito dopo la Fifa abbia sottolineato come quanto detto da Valcke non è che il “parere personale” di un dirigente che più volte si è contraddistinto per dire le cose in maniera diretta, senza girarci tanto intorno.

I MONDIALI PIÙ CRITICATI DI SEMPRE. Mancano ancora otto anni al calcio d’inizio, ma i Mondiali in Qatar sono destinati a entrare nella storia del calcio come i più criticati di sempre, guardati ormai dalla stragrande maggioranza degli osservatori, sportivi e non, come un vero errore più che come un’opportunità. L’ultima novità, lo spostamento della competizione dall’estate all’inverno, non è un fulmine a ciel sereno (è un’ipotesi che circola da diversi mesi) ma rischia di scombussolare totalmente i piani delle federazioni europee e della Uefa, costrette a ripensare i loro calendari per far spazio alla coppa del mondo, con conseguenze in termini di sponsor non indifferenti. Un problema notevole che si assomma a un florilegio di grattacapi extra-calcistici: i più gravi, indubbiamente, sono le pessime condizioni di lavoro degli operai nei cantieri di costruzione degli stadi  (dove si sono già registrate alcune morti), lo sfruttamento dei lavoratori stranieri e il rischio default dell’intero paese arabo, alle prese con il raddoppiamento della popolazione in pochissimi anni. Paradossale poi è il caso del giocatore “prigioniero” Zahir Belounis e la tanto contestata legge kafala.

«PORTIAMO IL CALCIO OVUNQUE». La conseguenza più logica (spostare i Mondiali in un altro paese) è quella che ora appare più lontana alla Fifa e a Blatter, inamovibile nella decisione di far giocare il prestigioso torneo nella casa degli emiri. «Portiamo il calcio ovunque», è il motto con cui ha portato avanti i suoi tanti anni ai vertici del pallone mondiale: uno slogan ideale che ha perso ogni fascinazione proprio quando il manager svizzero ha scelto come destinazione del Mondiale il deserto, probabilmente convinto dai fiumi di soldi che da quella lingua di terra sempre più impetuosi inondano i campionati europei. Nel 2015 la Fifa sceglierà il suo nuovo presidente e difficilmente Blatter verrà rieletto: la sua credibilità è scesa sotto le suole dopo che ha assegnato una competizione planetaria estiva a una nazione grande meno del Trentino dove le temperature in quel periodo toccano i 55 gradi. E adesso, dopo le parole di Valcke, il futuro di Blatter traballa ulteriormente, se si pensa che quando nel 2010 la Fifa scelse il Qatar venne bocciata, tra le altre, la candidatura dell’Australia. Il motivo? L’estate europea avrebbe coinciso con l’inverno di Sydney, e la sacralità della Coppa del Mondo, da sempre disputata al caldo di giugno, sarebbe stata infranta. Proprio quello che potrebbe succedere nel 2022.

@LeleMichela

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