Milano, il menù vegano nelle mense scolastiche? «Un rischio»

«L'alimentazione vegana è povera in ferro e vitamina B12. non va bene per i bambini». Intervista al primario di pediatria Cino Galluzzo

Dal 1° ottobre, le mense scolastiche di Milano proporranno ai bambini delle elementari un menù vegano, cioè senza latte, né uova, né proteine animali di alcun genere. Un’iniziativa singola, che se i bambini gradiranno verrà ripetuta nel corso dell’anno. Il menù vegano fa parte di una serie di giornate alimentari particolari, pensate da Milano Ristorazione, come la giornata mediorientale, celiaca o greca, per far capire ai bambini le differenze alimentari, per cultura o necessità. Il menù della giornata vegana proporrà del grano saraceno condito con zucca e zucchine e un’insalata di tofu (formaggio vegetale derivato dalla soia). Ma questo tipo di alimentazione giova ai bambini? Lo abbiamo chiesto al dottor Cino Galluzzo, primario di pediatria dell’ospedale di Erba (Co), specializzato in alimentazione infantile.

Dottor Galluzzo, cosa ne pensa dell’iniziativa? L’alimentazione vegana è corretta per i bambini?
L’idea di far conoscere ai bambini altri tipi di cucina e di alimentazione, al di fuori di quella mediterranea, è buona. Compresa quella vegana, più estrema rispetto alla scelta vegetariana. Altra cosa è invece far passare l’alimentazione vegana come la migliore delle possibili, visto che è povera in ferro e vitamina B12. Lo sviluppo cerebrale va avanti fino ai tre anni di vita, e necessita proprio di ferro, per questo un infante alimentato in maniera vegana, per via delle scelte dei genitori, rischia parecchio. Nel caso in cui proprio non si volesse rinunciare, occorrono comunque delle supplenze sintetiche, da somministrare per non fargli avere carenze.

La scelta vegana è sempre sbagliata?
Dipende. Se a intraprendere un’alimentazione priva di latte, uova, carne o pesce è un adulto, quasi sedentario, non c’è nessun problema. Ma se già si tratta di un adulto con l’hobby del fitness, questo non va bene, perché le proteine sono necessarie ai muscoli. Nemmeno per un anziano potrebbe andare bene. Certamente intraprenderla una volta ogni tanto non crea nessun problema.

Ai bambini quindi non deve mai mancare il ferro.
Un professore americano, Ajit Varki, ha studiato in che modo si è evoluto il cervello, qual è stato il passaggio evolutivo che ha dato il via allo sviluppo dell’uomo come lo conosciamo oggi. Inizialmente gli ominidi erano onnivori, ma tendenzialmente vegetariani. È stato un periodo di carestia che ha spinto l’antenato dell’uomo a cominciare a cacciare, ed è stata una grande scoperta. Perché la carne era a disposizione tutto l’anno, non solo a seconda delle stagioni, come per la frutta e la verdura. È stato in quel momento, sostiene il prof. Varki, che il cervello si è come sbloccato, ed è partito lo sviluppo vero e proprio. Con il ferro che era contenuto nella carne.

Qual è l’errore più frequente che si commette con l’alimentazione dei bambini?
Sicuramente l’eccesso di proteine e grassi, abbondando con formaggi, carne, pasta e altro. Il problema degli zuccheri raffinati e dei grassi è che sono sostanze che in natura non si trovano, e vengono ottenuti tramite processi laboriosi. Lo zucchero viene estratto dalla canna, il burro è un derivato del latte. Il nostro corpo, per questo, è come se non arrivasse mai a saziarsene, e così si finisce in un consumo eccessivo.

È inoltre sempre acceso il dibattito sull’importanza dell’allattamento al seno, rispetto a quello artificiale.
La differenza tra un vitellino e un neonato sta, di nuovo, nello sviluppo cerebrale. Il vitellino, e qualsiasi altro animale, alla nascita, ha un cervello formato al 97 per cento. Per questo è da subito in grado di camminare e sapere come succhiare il latte dalla mammella della mamma. Il cervello del neonato invece è formato al 70 per cento, questo perché la natura fa sì che nasca con una scatola cranica piccina, giusta per il parto. Quindi dal momento in cui comincia a prendere il latte della mamma il cervello del neonato comincia il suo sviluppo. Ad oggi non si conoscono ancora esattamente tutte le sostanze contenute nel latte materno, ma si cerca lo stesso di replicarlo. Il latte artificiale riesce solo in parte a riprodurlo. L’ingrediente negativo del latte artificiale è l’“insulin grow factor”, un elemento che viene dato alle mucche per farle crescere più velocemente, perciò presente in un prodotto derivato dal latte bovino. Per questo che i bambini nutriti con latte artificiale sono più grossi degli altri. Quando possibile, è quindi meglio preferire l’allattamento al seno.

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