Mi è venuta un’idea alla Zuckerberg per risolvere la crisi del debito

Il papà di Facebook donerà 500 mila euro alla Croce rossa italiana in crediti pubblicitari. E noi paghiamo il nostro debito sovrano in natura

Pubblichiamo l’articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)

Guardate, volevo lasciar passare. Ma poi ho visto che Domenico Naso sul Fatto quotidiano la pensava all’opposto di me e mi son detto: non posso sbagliare, è Dio che lo vuole. Veniamo ai fatti. Mark Zuckerberg è in voyage en Italie, quando il sisma rompe finalmente il tedio degli incontri con premier e papi e annuncia: Facebook Italia donerà 500 mila euro alla Croce rossa italiana. Ma non si tratta di un miliardo in palanche sonanti del vecchio conio ma di “ad credits”, ossia crediti in campagne pubblicitarie utilizzabili sulla piattaforma Facebook. 

Roba da far saltare le coronarie al povero presidente della Croce rossa italiana che con quei “soldi virtuali” non potrà comprarci neanche un pacchetto di cerotti. Ma potrà promuovere raccolte fondi, ricerca di volontari, richieste di donazione di sangue et hoc genus omne, hanno però cinguettato gli incipriati cicisbei di corte. Sicuramente cose utili anche queste, ma non ci vuole uno scienziato missilistico per capire che per dar fondo a questi 500 mila euro di ad credits, alla Croce rossa non basterebbero l’eruzione simultanea del Vesuvio e dei Campi Flegrei, uno tsunami nel Tirreno e nell’Adriatico, l’esplosione di una dozzina di testate nucleari in Puglia, le cavallette in Valle Padana e la peste a Milano. Insomma è come se la Sperlari donasse 500 mila torroni a un ottuagenario sdentato a patto che li ciucci, di persona, con le gengive, alla presenza di un notaio.

Qualcuno ha pesantemente insinuato che Zuckerberg sia nato fra Bolzaneto e Sampierdarena, ma il ragazzo è sì giovane e brutto ma mica scemo. Anzi, è davvero un genio e la sua singolare donazione alla Croce rossa mi ha ispirato un’idea – di cui pregherei il ministro Padoan di prender nota, una buona volta. Come sapete, chiunque abbia un fazzoletto di terra finisce per fare l’errore fatale di piantare delle prugne zucchelle. Sì, perché le prugne zucchelle maturano in quantità raccapriccianti. Voi non fate a tempo a regalarne cavagni e bigonci ai vicini che quegli stronzi vi prevengono con analoghi omaggi. I bambini non le vogliono più e se le tirano a tavola. Le mogli alzano gli occhi al cielo alla sola idea di passare i meriggi agostani a rimestare pentoloni di confettura ribollente.

Ecco, ministro Padoan, perché non raccogliamo questa Enlpz (Eccedenza nazionale lorda di prugne zucchelle) – la quantità, mi creda, è apocalittica –, non la stiviamo in uno o più convogli ferroviari diretti a Francoforte, e paghiamo in natura gli interessi sui titoli di Stato italiani detenuti dalle banche tedesche? La Merkel obietterà: ma ke ci fare io kon kveste prugne zucchelle? La marmellata brusca, signora cancelliera, la marmellata brusca.

Foto Ansa

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