Matrimoni misti, cosa dice la Chiesa: «Non è soltanto un’unione, ma un mistero ecclesiale»

Un fenomeno in crescita e le sue problematiche con induisti, buddisti, scintoisti e islamici. L'intervento del segretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia

Il Segretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia, monsignor Jean Laffitte, è intervenuto sul tema dei matrimoni interreligiosi e interconfessionali, chiarendo la distinzione tra unioni miste, ovvero, tra cristiani di diversa confessione religiosa, e unioni tra sposi con disparità di culto.
Il fenomeno delle coppie miste e con disparità di culto è in aumento, infatti, non soltanto in Asia e Africa, ma anche in Europa, e richiede una attenta pastorale della famiglia.

Monsignor Laffitte ha chiarito la posizione della dottrina cattolica, portando in evidenza i pericoli e le opportunità positive. In generale, «le coppie miste, i matrimoni tra battezzati, per esempio, tra cattolici e ortodossi o protestanti – afferma il Segretario –, non presentano particolari problemi, e sonomolto diffusi. In Germania, le famiglie composte da cattolici e luterani sono la metà della popolazione». Tuttavia, «non è banale amare qualcuno che non condivide la stessa confessione religiosa, può avere conseguenze sulla partecipazione attiva alla vita della fede di uno dei due coniugi oltre che sull’evolversi dell’unione e la vita familiare». Infatti, «il matrimonio, per la Chiesa cattolica, è non soltanto l’unione tra un uomo e una donna, ma un mistero ecclesiale. La fede cattolica collega il matrimonio al mistero più grande dell’unione tra Cristo sposo e la Chiesa sposa. Per i cattolici, il matrimonio è un sacramento, il settimo, e dunque, il segno efficace dell’unione di Cristo con la Chiesa e del battezzato con Cristo». Pertanto, «soltanto i cattolici credono nell’indissolubilità del matrimonio, in quanto Cristo stringe un’alleanza con gli sposi per sua natura irrevocabile, che dura, quindi, fino alla morte di uno dei due coniugi». I cristiani di diversa confessione, invece, ammettono il divorzio e le seconde unioni. Per celebrare un matrimonio misto, occorre un’autorizzazione ecclesiastica, che viene concessa, chiarisce mons. Laffitte, quando c’è «l’impegno dei coniugi a battezzare i figli ed educarli nella fede cattolica».

Diverso è il caso dei matrimoni con disparità di culto. Maggiori problemi, «spesso insuperabili», si riscontrano nelle unioni tra sposi cristiani con induisti, buddisti, scintoisti. «Più diffusi – spiega il Segretario – sono, in Europa, in Medio Oriente e in alcuni Paesi dell’Asia, come Indonesia, Malesia e India, i matrimoni tra credenti delle religioni monoteiste, soprattutto tra cattolici e musulmani». Perché il matrimonio sia valido per la Chiesa cattolica, occorre una dispensa espressa di impedimento, concessa ove vi sia «un accordo tra le parti sui fini e sulle proprietà essenziali del matrimonio. Il coniuge di fede cattolica porta a conoscenza dell’altro il proprio impegno a mantenere e vivere la propria fede, battezzare i figli ed educarli nella Chiesa cattolica». Nelle unioni islamo-cristiane, spesso la difficoltà viene alla luce fin dall’inizio. «La tradizione islamica esige che i figli dei musulmani siano educati nella religione del padre musulmano». E «nei Paesi in cui vige la legge islamica, il matrimonio tra cristiani e musulmani è addirittura vietato». Perlopiù, i problemi emergono nel corso della vita coniugale e della famiglia, nel tempo, relativamente alla concezione della donna e dell’educazione dei figli. Tuttavia, esistono «esperienze positive, nei Paesi in cui c’è stata una lunga coabitazione delle due religioni, come in Libano».

L’intervento completo di mons. Jean Laffitte, è pubblicato sul sito web del Pontificio Consiglio per la Famiglia. L’occasione è stata offerta dalla pubblicazione della ricerca “I matrimoni misti in Libano. Realtà e sfide” (2012), a cura della Commissione episcopale per la famiglia e la vita dell’Assemblea dei Patriarchi e dei Vescovi cattolici in Libano, presentata sul sito web del Pontificio Consiglio per la Famiglia, insieme ad una intervista per il Dicastero del Cardinale Béchara Boutros Rai, Patriarca maronita in Libano.

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