Marchioro, il catto-ulivista pentito

Riccardo Marchioro, ex stella del cattolicesimo democratico bresciano e politico di punta della sinistra Dc lombarda, se n’è accorto con un po’ di ritardo, ma se n’è accorto.

Riccardo Marchioro, ex stella del cattolicesimo democratico bresciano e politico di punta della sinistra Dc lombarda (è stato vice presidente della Regione), se n’è accorto con un po’ di ritardo, ma se n’è accorto. Settimana scorsa, invitato a Salò dagli amici di Adriano Paroli (deputato uscente di Forza Italia, che nel ’96 soffiò a Marchioro il posto alla Camera in un collegio considerato a maggioranza ulivista), ha raccontato di essere uscito assolto anche dall’ultimo di una serie di processi risalenti all’epoca di Tangentopoli. Marchioro dice di ritenersi “un giocatore della politica che oggi se ne sta volentieri in panchina” e che ha solo un rimprovero da farsi: “Non aver capito prima dove ci avrebbe condotto Mani pulite”. Perché? “Perché ho contribuito anch’io, sia pur indirettamente, a creare le condizioni per dar corda a quel ramo della giustizia che ha impiccato Dc e Psi”. Ancora una volta: perché? “Perché Citaristi (ex segretario Dc – ndr) è passato alla storia come un ladro e un criminale. Mentre tutti sapevano, come nel ’93 disse Craxi in Parlamento, che il metodo di finanziamento della politica era identico per tutti i partiti, dalla Dc al Pci. Con l’unica e non marginale differenza che il Pci prendeva soldi anche dall’Urss”. E allora? Qualcosa è già stato scritto di tutto ciò, dove sta la notizia e di cosa si sente precisamente responsabile il dottor Marchioro? “Del fatto che, nel ’94, fui io a organizzare a Brescia la cena con D’Alema, Martinazzoli, il sindaco diessino Corsini, per lanciare l’operazione Ulivo in Lombardia”.

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