Mai più gender a scuola senza l’ok dei genitori

Corsi sull’affettività, sessualità, educazione di genere. Dopo quattro anni di segnalazioni e proteste «viene garantita la libertà educativa». Intervista a Massimo Gandolfini

«Non potrà e non dovrà più accadere che nella scuola vengano introdotti percorsi di educazione extracurriculari su temi eticamente sensibili senza che i genitori ne abbiano dato esplicito ed informato consenso». Dopo quattro anni di segnalazioni e proteste da parte delle famiglie di tutta Italia, la libertà di educazione, espressa nell’articolo 30 della Costituzione, viene rimessa nelle mani dei genitori, «primi responsabili della crescita culturale e sociale dei propri figli. Ed è un grandissimo risultato, frutto di un lavoro tenace e che grazie al ministro Marco Bussetti ha potuto concretizzarsi con esito positivo». Così il leader del Family Day Massimo Gandolfini commenta a Tempi la circolare della Direzione generale dello Studente che garantisce il consenso informato preventivo da parte dei genitori sugli insegnamenti extracurricolari.

L’ALLARME DEI GENITORI

Stiamo parlando delle tanto discusse attività legate ai corsi sull’affettività, sessualità, educazione di genere, temi legati alle scelte educative e sulle quali paradossalmente le stesse famiglie non avevano voce in capitolo. Moltissime le segnalazioni pervenute in quattro anni all’Osservatorio del Comitato Difendiamo i nostri figli da parte di genitori che si trovavano imposti dalle scuole «progetti non condivisi, spesso senza alcuna informazione, sull’indifferentismo sessuale, gli stereotipi culturali, l’identità di genere presentata come una libera scelta che il bambino può maturare e compiere in età adulta».

Centocinquanta i casi documentati in tutta Italia nelle scuole di ogni ordine e grado, dalle elementari alle superiori, chiare le posizioni ribadite da Gandolfini consegnando gli incartamenti al ministro Valeria Fedeli durante la precedente legislatura, «ci si deve opporre alla discriminazione verso ogni persona, ma non si deve violare l’identità sessuata di ogni essere umano, in particolare nelle fasi in cui si struttura la personalità dei bambini. La lotta ai pregiudizi non si combatte decostruendo e rimuovendo ogni tipo di identità legata al sesso biologico dell’alunno».

«HA VINTO IL BUONSENSO»

Posizioni che poco prima che cadesse il governo Gentiloni si erano concretizzate nella stesura di linee guida che garantissero una corretta interpretazione dei regolamenti riferiti ai percorsi di educazione alla lotta contro la discriminazione e il bullismo (articolo 1, comma 16 della legge 107). Ma è con Bussetti che l’autorevolezza del Family Day è giunta alla comunicazione pubblica dell’indispensabile coinvolgimento dei genitori nell’educazione dei propri figli.

«Fino ad oggi l’unica cosa che potevano fare madri e padri per sottrarre il bambino all’indottrinamento non condiviso di programmi educativi a sostegno dell’indifferentismo sessuale era tenere il bambino a casa. Dichiararlo malato. Un escamotage inaccettabile», ricorda Gandolfini. «Adesso invece in ogni scuola di ordine e grado i genitori dovranno essere preventivamente e con largo anticipo informati sul tipo di percorso educativo proposto, in modo esaustivo e dettagliato: chi porta avanti questi corsi, quanto durano, quali argomenti affronteranno le singole lezioni. E potranno dare assenso o meno alla partecipazione dei propri figli. Alla fine, ha vinto il buonsenso».

IL PESO DI DUE FAMILY DAY

E buonsenso ha dimostrato il Miur accogliendo le istanze delle associazioni di genitori che si sono strette intorno al peso elettorale del Comitato, forte di due Family day (il primo proprio contro il gender) e che sulla necessità di uno strumento che garantisse la libertà educativa ha incrociato i fioretti per quattro anni, fino alle elezioni del 4 marzo «quando abbiamo detto chiaramente quali erano i partiti che avevano sottoscritto il nostro documento di princìpi non negoziabili e quelli che si erano rifiutati».

Va dato atto al ministro Bussetti, conclude Gandolfini, «di aver concretizzato un proficuo dialogo con le forze sociali che davvero hanno a cuore il bene educativo dei ragazzi e il sostegno al difficile compito delle famiglie. Ci auguriamo di proseguire il dialogo e trovare altri terreni di collaborazione». Come quello, accidentatissimo, delle scuole paritarie.

Foto Ansa

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