Londra 2012: sono le Olimpiadi degli stilisti


Non c’è momento più alto nella carriera di uno sportivo della partecipazione alle Olimpiadi. Le fatiche di anni si giocano in pochi attimi ed è anche giusto concedersi un po’ di vanità in quegli attimi. Come? Attraverso la divisa che si indossa. Ne sanno qualcosa le ginnaste, le atlete con il look sempre più curato, con trucchi ad hoc e capelli tirati in chignon perfetti. Per altri sport il look è ridotto al minimo, ma possono essere anche due brillantini sul costume in più a fare la differenza tra una nazione e l’altra, e le gare parallele a quelle ufficiali per il titolo della più bella in vasca o in pista.

Per questo gli stilisti hanno fatto a gara per poter avere il privilegio di firmare le divise degli atleti. Giorgio Armani ha disegnato quelle della nostra nazionale, inserendo all’interno della giacca i versi dell’inno di Mameli, chiaramente nello stile di re Giorgio: semplici, lineari e senza vezzi. Salvatore Ferragamo ha invece interpretato lo sport per gli atleti della Repubblica di San Marino, perché anche gli Stati più piccoli hanno diritto a un look adeguato, fatto da un blazer blu con pantaloni di lino bianchi per le giornate ufficiali. Ermanno Scervino è invece stato chiamato dall’Azerbaijan, inventando divise che richiamassero i colori accesi della bandiera, azzurra rossa e verde. Glorie autoctone della moda invece per la Gran Bretagna, che ha sfoderato una Stella McCartney ormai avvezza ai capi sportivi, grazie alla sua precedente collaborazione con Adidas, e Ralph Lauren, che da sempre firma le divise americane.

Proprio questo stilista è stato al centro di un caso diplomatico, perché il corridore Nick Symmonds si è accorto di quell’etichetta “made in China” all’interno dei capi che indossava per allenarsi, e ha ironicamente ringraziato il Dragone su twitter. La Cina però non ha preso bene la polemica che si è scatenata negli Stati Uniti e il giorno successivo ha titolato contro il colosso a stelle e strisce. L’Egitto invece è stato coinvolto in un caso di contraffazione, e riguarda l’Egitto. Sempre su twitter Yomna Khallaf, nuotatrice, ha detto che c’era qualcosa di strano nel suo borsone, loggato Nike ma con gli interni Adidas. Il presidente del comitato olimpico egiziano ha spiegato che avevano comprato tutto all’ingrosso da un rappresentante Nike, che evidentemente non era ufficiale. E da qui l’inghippo. Gli unici che non rischiano contraffazione o sdegno sembrano essere quindi gli atleti cinesi.

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