Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato, un’avventura epica con qualche sbadiglio

Il film più atteso della stagione sta finalmente per arrivare. Mancano solo due giorni all’uscita italiana de Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato. Il 13 dicembre, ci scommettiamo, saranno in migliaia a varcare la porta dei cinema italiani pronti a riprendere l’avventura dove l’avevano lasciata con l’ultimo film della trilogia de Il Signore degli Anelli. O meglio a tornare agli inizi del capolavoro scritto da J.R.R. Tolkien.

LA PRIMA AVVENTURA DI BILBO. Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato è l’adattamento del romanzo per ragazzi pubblicato da Tolkien il 21 settembre 1937 con il titolo Lo Hobbit o La riconquista del tesoro ed è ambientato sessanta anni prima delle vicende del Signore degli Anelli. Bilbo Baggins parte per un’avventura assieme a una compagnia di nani, guidati dall’impavido Thorin Scudodiquercia, deciso a riconquistare il perduto Regno dei nani di Erebor, dove dimora il terribile drago Smaug. Con loro c’è anche Gandalf il Grigio, lo stregone che li accompagnerà nelle Terre Selvagge e li aiuterà ad affrontare le terribili prove che questo viaggio comporterà.

170 MINUTI. Peter Jackson è ancora dietro la macchina da presa per riprendere il discorso lì dove lo aveva interrotto nel 2003, con la trionfale chiusura dell’ultimo atto del Signore degli Anelli, Il ritorno del Re. Undici statuette per un film che, assieme ai due precedenti della saga, ha segnato un vero momento di svolta nella ridefinizione dei generi cinematografici. Jackson e il suo team hanno dimostrato al mondo intero cosa vuole dire produrre, scrivere e dirigere un film fantasy, rendendo al tempo stesso una storia epica, un romanzo di formazione, un’avventura indimenticabile e una storia d’amore autentica. Ed è con il ricordo di quelle immagini che lo spettatore si recherà a vedere Lo Hobbit, sperando di ritrovare tutta la bellezza della trilogia che ha reso grande un regista come Jackson. Ma la parte iniziale del film, della durata complessiva quasi infinita (circa 170 minuti), deluderà non poco le attese dei fan. Per circa un’ora il film è lento fino allo sfinimento, povero d’azione, con dialoghi pochi brillanti e immagini stranamente nitidissime, troppo naturali, che ricordano da vicino quelle televisive. È l’effetto dei 48 fotogrammi al secondo, la rivoluzione che Jackson aveva preannunciato con questo film. Il cinema utilizza come convenzione uno standard di 24 fotogrammi al secondo. Il regista, invece, ha scelto di girare questa nuova trilogia tolkeniana con uno standard di 48 fotogrammi al secondo, vicinissimo a quello televisivo (50 fotogrammi al secondo). Il risultato sullo schermo sono immagini nitidissime e naturalissime, che nelle scene più statiche creano effetti ottici da fantasy di second’ordine. Per apprezzarne la qualità occorre aspettare un bel po’, quando sullo schermo finalmente si comincia a fare sul serio e Jackson dimostra il suo talento dando vita a sequenze epiche che ricordano da vicino quelle della trilogia de Il Signore degli Anelli.

DA VEDERE COMUNQUE. Alla fine del film la sensazione è di essersi divertiti, anche se con troppi sbadigli. Gli attori sono tutti convincenti, specialmente Martin Freeman, che veste i panni del giovane Bilbo Baggins. Ian McKellen come Gandalf è la solita garanzia e il doppiaggio di Gigi Proietti lascia a bocca aperta. Anche le musiche firmate dall’inarrivabile Howard Shore sono uno spettacolo per le orecchie e il 3D per una volta fa la sua parte, lasciando che le immagini scorrano sinuosamente senza artifici tecnologici invasivi. Il difetto però rimane ed è evidente: il film è lunghissimo, troppo dilatato. Pensare che a questo seguiranno altri due capitoli lascia francamente un po’ perplessi.

 

Vale il prezzo del biglietto? Sì, anche per il 3D (ma magari portatevi gli occhialini da casa così risparmiate)
Chi lo amerà? Chi ha pazienza
A chi non piacerà? Ai puristi di Tolkien

 

@paoladant

 

Seguici su Tempi.it Cinema

Exit mobile version