Libia, truppe di Gheddafi avanzano verso Bengasi. Ribelli chiedono aiuto, Usa indecisi – Rassegna stampa/2

Muammar Gheddafi dopo aver conquistato Ras Lanuf continua la sua avanzata: strappa agli insorti Brega e si avvicina a Bengasi, roccaforte del regime rivoluzionario. Gli insorti alla comunità internazionale: «Abbiamo bisogno del vostro aiuto». Ma aumentano le incertezze degli Usa: l'intervento potrebbe essere inutile

“Ora dopo ora, chilometro dopo chilometro, quella che fino a due giorni fa il governo provvisorio di Bengasi definiva «ritirata strategica»  si rivela per quello che è: una tragica sconfitta, con conseguenze potenzialmente drammatiche per gli oppositori che hanno osato alzare la testa” (Corriere, p. 14).

Le truppe di Muammar Gheddafi continuano la loro avanzata, e dopo aver conquistato Ras Lanuf, situata nella parte orientale della Libia, ieri è arrivata la notizia della caduta del polo petrolifero di Brega. Gli insorti che erano appostati all’ingresso della città, si sono ritirati in un convoglio di veicoli diretti ad Ajdabiya, 80 chilometri più a est e molto vicina a Bengasi, centro di controllo dei rivoluzionari.

Il possibile piano di Gheddafi sarà quello di inviare le sue truppe a Tobruk, nel nord del paese, in modo da completare l’accerchiamento dei ribelli schiacciati tra la Cirenaica e il Mediterraneo. A Bengasi intanto “sono state rafforzate le posizioni dei pickup sormontati dalle vecchie contraeree sovietiche. […] In centro si respira già il clima del «si salvi chi può» generalizzato” (Corriere, p. 14).

“A una conferenza stampa in serata il generale Abdel Fattah Yunes, uomo di punta dell’organizzazione militare rivoluzionaria, prova a gettare acqua sul fuoco. «I nostri ragazzi sono partiti troppo impetuosi. Ora li stiamo organizzando in piccole unità mobili dirette da ufficiali del vecchio esercito. Ci siamo ritirati per mettere ordine nelle nostre fila […] ad Ajdabiya la nostra resistenza sarà inamovibile» e chiede con forza alla comunità internazionale l’impostazione immediata della no-fly zone. «Abbiamo bisogno del vostro aiuto per difenderci»” (Corriere, p. 14).

No-fly zone che anche Bill Clinton, ex presidente degli Stati Uniti, ha dichiarato ieri come necessaria. Occorre tuttavia concordare preventivamente l’intervento con le principali capitali mondiali. Crescono frattanto le incertezze, anche perché la no-fly zone richiederebbe l’impiego dell’aviazione Usa, già pesantemente impegnata in Iraq e nei mari dell’Estremo Oriente.

“Molti analisti e anche alcuni politici cominciano però a ritenere che, con l’offensiva del vecchio dittatore libico ormai molto avanzata e ampiamente affidata a forze di terra, la no-fly zone potrebbe rivelarsi un’operazione non solo molto costosa, rischiosa e impegnativa, ma anche sostanzialmente inutile” (Corriere, p. 14).

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