Libia, l’Ue congela a Gheddafi 70 miliardi di dollari. Sale il prezzo del petrolio – Rassegna stampa/3

L’Unione europea ha stabilito una nuova serie di sanzioni contro il regime libico. Colpite la Lybian Investment Authority e la Banca centrale libica. Ogni giorno Tripoli guadagnerà 100 milioni di dollari in meno a causa della mancata estrazione del petrolio dai pozzi occupati dai ribelli. Dopo tre settimane, il petrolio costa il 25% in più

L’Unione europea ha raggiunto ieri un accordo per imporre nuove sanzioni contro il regime libico. Dopo il congelamento dei beni di 26 responsabili del regime adottato lo scorso febbraio, questa volta ad essere colpiti sono gli asset finanziari di Tripoli, che hanno consentito a Gheddafi di acquistare importanti partecipazioni in società europee, in particolare italiane.

Tutti i beni di cinque casseforti del regime libico in Europa verranno congelati. Si tratta di capitali per molte decine di miliardi di euro. La decisione è stata adottata ieri a livello di rappresentanti governativi e verrà approvata con procedura scritta, senza bisogno di una riunione dei ministri, in modo da poter essere pubblicata sulla gazzetta ufficiale venerdì, giorno in cui si ritroveranno a Bruxelles i capi di governo europei proprio per discutere della crisi libica” (Repubblica, p. 4).

Le due più importanti società colpite sono la Libyan Investment Authority, fondo sovrano da settanta miliardi di dollari che gestisce i proventi delle esportazioni petrolifere del Paese, e la Banca centrale libica. Queste due società detengono insieme oltre il 7% di Unicredit. La Lia ha inoltre partecipazioni significative in Finmeccanica ed Eni, e un’altra società legata ad essa, la Lafico, controlla il 7,5% della Juventus.

“Ma il gelo dei beni dovrebbe riguardare anche il Lybian African Investment Portfolio, la Lybian Foreign Bank e il Lybian Housing Infrastructure Board. Inoltre dovrebbe essere colpito dalle sanzioni anche Mustafa Zarti, uomo d’affari libico e numero due del fondo sovrano, che risulta essere il tesoriere personale di Gheddafi” (Repubblica, p. 4).

A queste sanzioni si aggiungono i problemi di estrazione in loco, provocati dai continui combattimenti vicino ai pozzi. L’ammanco quotidiano nel business petrolifero di Tripoli è di 100 milioni di dollari al giorno.

“Tutto ciò naturalmente ha un costo anche per le economie dei paesi consumatori: il venir meno di un milione di barili di greggio libico al giorno, per quanto compensato dall’Arabia Saudita, ha già fatto salire del 25% i prezzi del petrolio in tre settimane. […] La paralisi è aggravata dall’impatto dei combattimenti, che infuriano anche vicino ai terminali petroliferi come Ras Lanuf nella Libia orientale” (Repubblica, p. 4).

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