Libia, i ribelli arretrano. Mons. Martinelli: «La coalizione colpisce anche i civili» – Rassegna Stampa/2

I lealisti riprendono Ras Lanuf, Brega e Bin Jawad. L’avanzata è favorita dai mancati bombardamenti della coalizione. La Nato pensa di fornire armi agli insorti tra i dubbi. Vicario apostolico di Tripoli: «Armare una parte della popolazione contro l’altra non è morale. I bombardamenti della coalizione contro gli obiettivi militari coinvolgono anche gli edifici civili»

I ribelli continuano la ritirata. Martedì erano alle porte di Sirte, città natale di Muammar Gheddafi, pronti a riprendersela. In due giorni la situazione si è capovolta, i lealisti stanno ricacciando indietro gli insorti. Ieri hanno riconquistato Bin Jawad, Brega e il centro petrolifero di Ras Lanuf, dove i ribelli hanno perso 25 uomini. Ora lo scontro si svolge a Ajdabiya, 160 chilometri a ovest di Bengasi.

I gheddafisti sono stati favoriti dalla scarsa attività degli aerei della coalizione, ora passati sotto la direzione militare della Nato. Il cielo sgombro ha permesso la veloce avanzata sulla strada litorale, dove qualsiasi automezzo è un facile bersaglio per i missili. […] La spiegazione risiederebbe nella tattica Nato. È per esporli agli attacchi aerei che i gheddafisti sono stati lasciati liberi di scorazzare sulla strada litoranea” (Repubblica, p. 17).

“In questa situazione si innesta il dilemma delle armi. Washington e Parigi non escludono che si possano dotare gli shabab [i ribelli, ndr] di mezzi più efficaci di quelli di cui dispongono finora. Ed anche di una guida militare. Gli uomini che avanzano o fuggono sulla strada litorale, lunga 1200 chilometri tra Bengasi e Tripoli, sono raccolti in bande, senza la minima preparazione. Insieme alle armi bisognerebbe quindi fornire anche degli esperti incaricati di insegnare ad usarle, e degli addestratori per fare unità combattenti delle bande anarchiche” (Repubblica, p. 17). Fornire armi senza esperti incaricati dell’addestramento sarebbe quindi inutile. Ma fornirle equivarrebbe a un impegno ulteriore, questa volta a terra.

Ieri Innocenzo Giovanni Martinelli, vicario apostolico di Tripoli, ha dichiarato a Fides: «Armare una parte della popolazione contro l’altra non mi pare morale. Quanto all’azione della coalizione, non mi si venga a dire che si bombarda per difendere la popolazione civile. Per quanto siano precisi i bombardamenti contro gli obbiettivi militari, certamente coinvolgono anche gli edifici civili circostanti. So di almeno due ospedali che hanno subito danni indiretti causati dai bombardamenti. Che si sappia: le azioni militari stanno causando vittime tra quei civili che si vorrebbe proteggere con queste operazioni militari».

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