«Libano ostaggio di quel pazzo di Ahmadinejad»

Walid Jumblatt, leader druso del Partito socialista progressista, è da trent’anni un personaggio chiave della vita politica libanese ed è stato uno dei protagonisti storici della guerra civile (1975-1990) nelle file dello schieramento pro-siriano. Dal 2000 ha sposato una linea politica anti-siriana ed è diventato una delle voci più ascoltate della “rivoluzione dei cedri” successiva all’assassinio del premier Hariri (2005).
Nonostante la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu lei continua a proclamarsi pessimista circa il futuro del Libano. Qual è il problema, gli interessi siriani e iraniani nel paese?
Sì, stanno usando il paese come un campo di battaglia per mandare messaggi agli Stati Uniti. Non gli importa niente del Libano e del fatto che lo stanno distruggendo. Questa è la tragedia.
Qualcuno propone una nuova conferenza di Madrid come quella del 1991 per arrivare ad una soluzione globale e negoziata delle crisi del Medio Oriente. Che ne pensa?
È una strada molto lunga, e nel frattempo il Libano sarà distrutto. Se trattiamo insieme la crisi libanese, il Golan, la questione palestinese, beh, ci vorranno decenni. Noi non c’entriamo nulla con l’occupazione israeliana del Golan e con la Palestina. Il nostro paese si era liberato nel 2000 dall’occupazione israeliana e nel 2005 da quella siriana. Adesso siamo daccapo nel vecchio circolo vizioso.
Alcuni in Europa affermano che bisogna coinvolgere la Repubblica islamica dell’Iran nella soluzione del conflitto israelo-libanese. È il caso del premier italiano Romano Prodi. Lei che ne pensa? Gli iraniani devono essere portati dentro o tenuti fuori?
Beh, alla presidenza dell’Iran c’è un tizio che è un pazzo, si chiama Mahmud Ahmadinejad. Quell’uomo è pazzo, vuole cancellare lo stato di Israele dalla carta geografica. Fino ad ora tutto quello che è riuscito ad ottenere è la distruzione del Libano, avendo provocato l’attacco israeliano che sta distruggendo il Libano.
Quale sarebbe dovuta essere la risoluzione Onu ideale per l’attuale crisi israelo-libanese?
Non ne ho idea. L’insediamento dell’esercito nazionale nel sud del Libano, il ritiro delle forze di occupazione israeliane, l’indipendenza del paese, le fattorie di Sheeba, la supervisione dell’Onu: sono tutte cose che ci stanno a cuore.
Quanto è importante il ruolo della forza multinazionale? È indispensabile la sua presenza?
È impossibile che una forza multinazionale venga stazionata in Libano. Una parte dei libanesi, parlo degli Hezbollah, sono contrari. Sarebbe l’inizio di una nuova guerra civile, e questo non lo vogliamo assolutamente, ne abbiamo già avuto abbastanza della vecchia.
Gli Hezbollah non vogliono forze multinazionali nel sud Libano sotto nessuna forma?
No. Quel che vogliono, è il Libano tutto intero, imporre la loro volontà a tutti i libanesi. Vogliono incatenare il Libano all’asse Siria-Iran.
Lei è molto pessimista. Non vede una via di uscita da tutto ciò?
No, non vedo vie di uscita. Oggi non ne vedo proprio. Mi spiace.

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