L’ho visto, è mio figlio

«Caro direttore, (.) leggo Repubblica di giovedì 2 settembre e mi fermo all’articolo in cui si intervista il medico che in Olanda pratica l’eutanasia ai bambini. Leggo: “Ha mai visto un bambino con la spina bifida? Ecco, questo è uno di quelli che abbiamo ucciso”. (.) Avete mai visto un bambino con spina bifida? Io sì. È mio figlio. (.) E quando lo incontrammo per la prima volta in quella stanza di ospedale, dove da troppi mesi aspettava una mamma e un papà adottivi, le gambe ingessate e gli occhioni neri che mi scrutavano dritti e silenziosi, non ho pensato di cercare un medico che gli desse la dolce morte. Ho pensato solo che da quel giorno sarebbe diventato nostro figlio. (.) Oggi vive esattamente come i suoi coetanei. Con le sue scarpe ortopediche corre, salta e gioca. È felice, come sua sorella, che di handicap non ne ha. (.) Per fortuna viviamo in uno Stato in cui secondo la Corte di Cassazione “sostenere che il concepito abbia un diritto a non nascere, sia pure in determinate situazioni di malformazione, significa affermare l’esistenza di un principio di eutanasia o di eugenesi prenatale, che è in contrasto con i principi di solidarietà dell’articolo 2 della Costituzione”. E quando mio figlio avrà l’età per farlo, scriverà lui stesso cosa ne pensa e vi dirà se avrebbe preferito nascere in Olanda». Luigi Vittorio Berliri, la Repubblica, 5 settembre 2004.
da La risorsa Down (p. 92)

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