Lettere 14

Voce di un ufficiale della Cgil fuori dal deserto

Carissimo Direttore,
le allego in calce le mie generalità e i miei recapiti onde lei possa verificare e notificare ai lettori che l’autore della presente non è un perditempo in vena di speculazioni e giochi d’artificio. Mi fido di lei e le chiedo di conservare su questa mia la più stretta riservatezza, per ragioni che le saranno subito evidenti.

La paranoia del complotto e Willer Bordon
Sono uno che per molti anni si è definito catto-comunista. Sono stato giornalista in un quotidiano di sinistra, e poi sono passato a lavorare in un’organizzazione della sinistra. Ho avuto la mia via di Damasco, drammaticamente personale, prima ancora di avere ricadute politiche. Non sono un dissociato, sono rimasto al mio posto. Ho preferito testimoniare, che scappare. Ho riconosciuto in quest’evento una circostanza misteriosa, cui aderire; cosa che mi sforzo di fare aiutato da buona compagnia. Una voce nel deserto, non fosse che la mia testimonianza non è fatta di prediche, ma di opere. Rimane il deserto, intorno, dove sunt leones. Avendo sempre sostenuto che le tigri sono di carta, mi ripeto ora che possono ben esserlo anche i leoni. Voglio portare non mie opinioni, ma mie testimonianze, da insider, sollecitata da alcuni temi toccati da Tempi. Mi rifaccio al “La cavalcata di Willer” e a tutti i pezzi che hanno toccato il problema del rapporto tra nuove tecnologie, salute e sicurezza. Le posizioni dei cosiddetti ambientalisti, e di molta sinistra, mi hanno fatto ricordare quelle che negli anni ‘70, furono le posizioni sulla salute in fabbrica. Ci furono allora scontri epici se si dovesse fare riferimento, per la misurazione dei limiti massimi di esposizione ad elementi e sostanze nocivi, alle tabelle Usa, a quelle russe o polacche. Il risultato molto spesso fu di bloccare, e non compiere mai, le indagini e tanto meno le opportune bonifiche. Dopo la caduta dei muri è stato evidente perché quelle tabelle fossero molto più rigorose, tassative, probabilmente perfette: a nessuno, in quei paesi, era mai venuto in mente di applicarle davvero. È un’evidenza drammatica sotto gli occhi di tutti. Rifacendomi un po’ all’Anonimo Lombardo, un altro virus della sinistra, vivo e vegeto, è quello della dietrologia, del sospetto, del cui prodest (non sostiene qualcuno che Luttazzi, prezzolato da Berlusconi, starebbe facendo il suo gioco?). Dietro tutto, anche a ciò che di giusto e buono c’è, nelle democrazie liberali si nasconde un complotto della plutocrazia giudaicomassonica, della Cia, dello zio imperialista Sam. Tutto è fatto per sfruttare il popolo. Ogni concessione nasconde un secondo fine, una servitù malvagia ben mimetizzata. La prassi, l’ordine assoluto era, al tempo dei socialismi reali, di gettare sempre con l’acqua sporca anche il bambino. Così la realtà delle repubbliche popolari o socialiste, che consisteva nel gettare il bambino e tenere solo l’acqua sporca, risultava essere un progresso. Che buonisti! Anche qui, caduto (?) il pelo, il vizio resta.

Il Montanelli caduto da cavallo. E la mentalità comunista in sella
Indro Montanelli. L’ho sempre considerato maestro, di giornalismo e di vita. È stato con orrore che l’ho visto cambiare. Prima di tutto credendosi dio: cioè credendosi in diritto di decidere lui stesso della sua vita e della sua morte. È caduto un mito. È, come tutte le cadute, rovinosa. Afferma che il comunismo non è più un pericolo. Sono caduti i regimi, sono caduti i partiti comunisti, ma l’ideologia, pregiudizio globale, è caduta dalla mente e dal cuore di quegli uomini? Anche fosse – e io dico che non lo è – la sinistra non si rifà ora ad un illuminismo giacobino, che fu propedeutico al comunismo, è che ne è ancora più pericoloso? Umanamente capisco il risentimento di Montanelli. Forse nei suoi panni, forse, lo avrei anche io. Dico “forse” perché io ho smesso di fare il giornalista quando un direttore-proprietario-padrone mi disse che se fino a quel giorno avevo scritto perché avevo qualcosa da dire, da allora avrei dovuto scrivere quello che lui aveva da farmi dire. Me ne andai e divenni suo avversario. Nemico mai. E ora mi trovo a provare nostalgia di uomini politici, e di Stato, della sua levatura. Avrà capito che sto parlando del defunto onorevole Bettino Craxi. I cui eredi non sono certo coloro che oggi si chiamano socialisti più qualche aggettivo. Condivido in merito le decisioni dell’on. Berlusconi. Montanelli può avere motivi di risentimento più che solidi con l’on. Berlusconi, ed avere su di lui un’opinione non lusinghiera, ma non li esprima, per favore, in modi che offendono la nostra ed ancor prima la sua intelligenza. Ultimo ma non meno importante. Non condivido la posizione dell’on. Berlusconi su tutto ciò che sta avvenendo nelle varie trasmissioni Rai. La gente non è stupida: vedere un mezzo di comunicazione compiangere matricidi, giudicare normali comportamenti devianti che provocano vittime innocenti, non la predispone benevolmente a processi sommari da colonna infame (anche se la colonna ha oggi forma di cavallo). Non sarebbe stato meglio seguire il consiglio di Dante: «non ti curar di loro ma guarda e passa»? Si stanno impiccando, gli si dia corda. Sono cani morti. Gesù seppe trovare anche in un cane morto del bello: la dentatura. Ma non ne temette certo il morso. Ho iniziato parlando di giacobinismo di ritorno, non le sembra che simili metodi siano, tecnologicamente più evoluti e puliti, gli stessi usati durante il Terrore? E io sono convinto che come il Terrore finiranno: poi toccherà ai vari piccoli Robespierre. E non per mano di qualche Vandea, ma del Terrore stesso.
Lettera firmata

Riconoscimento di “insider” effettuato, non è così scontato, in questi tempi di più o meno mite terrorismo di stato, trovare un ufficiale del sindacato che non si dissoci dal deserto che avanza, ma testimoni con uno sguardo che non appartiene al deserto, quella moralità politica vera che passa sempre e soltanto dalla considerazione attenta e leale di tutti i fattori che tengono insieme la pace e la possibilità di un popolo di esistere nella libertà. L’immoralità della lobby mediatico-giudiziaria che ha sequestrato il meglio della sinistra e che sta trasformando la campagna elettorale in un pericoloso assalto alla baionetta, sarà battuta sul campo. Non da Berlusconi e forse nemmeno da noi briganti anarco-cattolici di rito nord-irlandese. Ma poiché così historia docet, da una resa dei conti interna alle più o meno sofisticate menti rivoluzionarie.

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