Legge omofobia, la Camera discute in una notte d’agosto. «Troppa fretta. Ignorato il rischio del reato d’opinione»

Frettoloso dibattito notturno a Montecitorio sul ddl Scalfarotto-Leone. Sisto (Pdl): eppure la commissione Affari costituzionali ha denunciato i pericoli per la libertà di pensiero

Ventotto parlamentari iscritti a parlare, ventidue ad ascoltare. Ieri, in una sera di inizio agosto, in un’aula di Montecitorio quasi deserta, è andata in scena la discussione della legge Scalfarotto-Leone contro l'”omofobia” e la “transfobia”, uno dei ddl più controversi che siano mai stati presentati in Parlamento, secondo i cattolici e non solo, proprio per il confine labile attraverso il quale rischia di sconfinare nel reato d’opinione.

CI MANCAVA L’«ISTIGAZIONE». Come spiega oggi Avvenire, i due relatori della legge, Antonio Leone del Pdl e Ivan Scalfarotto del Pd, hanno introdotto la discussione leggendo per altro i propri interventi in maniera frettolosa e senza neanche concluderli. Per di più è stato allargata la definizione dei presunti “omofobi” che la legge intende colpire: ora a rischiare un anno e sei mesi di carcere o una multa di 6 mila euro è chi «istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi fondati sull’omofobia o transfobia»; pena dai sei mesi ai quattro anni per chi «istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi (…) fondati sull’omofobia o la transfobia». La fretta con cui è stato portato avanti il dibattito in un’aula quasi vuota ha lasciato perplessi diversi parlamentari: il blitz di ieri sera non gioca affatto a favore della ricerca di una soluzione condivisa sui punti nevralgici di questa legge, una sciatteria tanto più grave in quanto con ogni probabilità la votazione sulla proposta Scalfarotto-Leone dovrà comunque slittare dopo la sospensione dei lavori per le ferie estive.

«IL RISCHIO DEL REATO D’OPINIONE». «Più che fare presto occorre fare bene. Su un tema così delicato, se si vuole evitare che un fenomeno discriminatorio rischi di sconfinare nel reato d’opinione, bisogna stare attenti». È il parere depositato sempre alle colonne di Avvenire da Francesco Paolo Sisto, deputato Pdl e presidente della commissione Affari costituzionali. Sisto denuncia al quotidiano cattolico che la commissione Giustizia ha di fatto stracciato gli emendamenti al testo proposti dalla sua commissione proprio per sottolineare il pericolo che la legge Scalfarotto-Leone finisca col limitare in Italia la libertà di pensiero. «Il nostro è un rilievo di natura tecnica, perché i giuristi sanno che le norme penali debbono rispondere a criteri di tassatività e tipicità, debbono cioè indicare le fattispecie con chiarezza». Secondo Sisto, invece, la fretta con cui il testo è stato esaminato in commissione Giustizia (o ora anche alla Camera) ha impedito di valutare la deriva della ddl verso il reato di opinione: «Ogni volta che la politica si mette a piantare le sue bandierine a tutti i costi, la tecnica e la certezza del diritto vanno a farsi benedire», osserva il pidiellino. «Bisogna capire se si vuole assecondare le ragioni del diritto o quelle della propaganda».

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