Le lettere delle mogli dei marò: «Mille giorni senza mai perdere la speranza della libertà»

La compagna di Massimiliano Latorre e la moglie si Salvatore Girone hanno scritto ai giornali per ricordare la sorte dei sue fucilieri e per ringraziare quanti le stanno sostenendo

Paola Moschetti, compagna di Massimiliano Latorre, e Vania Girone, moglie di Salvatore, hanno scritto due lettere, rispettivamente al Corriere del Mezzogiorno e al Tempo, per ricordare che sono trascorsi mille giorni senza che si sia ancora definitivamente risolta la questione tra il governo italiano e quello dell’India.

MODELLO DI PATRIOTTISMO. «Mille giorni senza mai perdere la speranza della libertà», ha scritto Moschetti, che ha voluto innanzitutto ringraziare i tanti che sui social network e nelle piazze non hanno smesso di chiedere la liberazione di questi nostri connazionali. «Sono italiani di tutte le latitudini e di tutti gli orientamenti culturali e politici; ci sono ovviamente tanti pugliesi e meridionali, uniti nel darci coraggio di fronte ad una vicenda che al momento non ha ancora trovato soluzione». La donna ha ricordato anche che «Massimiliano ha riportato un grave ictus a Nuova Delhi che sta curando nei mesi di permesso qui in Italia. Una ripresa lenta e difficoltosa resa ancora più penosa dalla consapevolezza di non poter più tornare ad essere quello di un tempo ma ancor di più dal pensiero di Salvatore ancora a Nuova Delhi. A legare i due fucilieri, oltre che il senso di appartenenza allo stesso corpo, c’è un intenso legame la cui peculiarità si può ricercare nella condivisione di momenti drammatici quali la detenzione durata oltre 100 giorni in un impervio carcere indiano tra mille difficoltà ed incertezze e le altrettanto drammatiche vicissitudini che hanno caratterizzato questi anni».
«Il contegno dei due leoni del San Marco – prosegue Moschetti – in una storia dai risvolti così complessi è divenuto un modello di patriottismo e stile italiano: sarebbe stato facile perdere l’equilibrio e il controllo tra rinvii promesse e questioni giuridiche sempre più intricate, ma Massimiliano e Salvatore hanno tenuto fede agli impegni presi. Pur consapevoli di essere vittime di una ingiustizia, non hanno mai mollato. E per mille giorni hanno stretto i denti, in attesa della riconquista della libertà. Come fanno i veri italiani».

RIVEDERE MIO MARITO. «Ogni giorno spero che ci sia una fine e che non sia molto lontana», scrive Vania Girone. «Vorrei che si avveri il mio desiderio di moglie, quello dei nostri figli, dei genitori e dei fratelli di Salvatore condiviso da migliaia di italiani; il desiderio di poter rivedere mio marito tra di noi, tra le mura delle nostre case, tra le vie della nostra amata Bari». Anche la signora Girone ringrazia quanti l’hanno sostenuta in questa battaglia: «Vorrei che presto la nostra famiglia torni ad essere unita e serena. In Patria».

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