Le campane che suonano quel “segreto onnigioioso”

Mentre tutti i predicatori cercano di convincerci che è Natale lo stesso, io mi tengo la mia tristezza piena di significato, campane e memoria allegra

Lettera di MammaOca, scritta “per rallegrare con un po’ di tristezza il Natale mio… “, e il vostro, cari amici di Tempi. Che poesia e favola, musica e incanto, hanno sempre vinto ogni predica. 

Mentre i predicatori di tutta Italia si danno convegno dai pulpiti di giornali e media nazionali per ammansirci che è Natale lo stesso: due ore prima, due dopo, da soli in casa, felici e radiosi di guardarci da un tablet, e che Gesù nasce nello spirito e nel cuore teorico di ciascuno di noi, e non potremmo neppure tenerci la tristezza di non poter condividere con gli altri, in corpo e gioia bambina, il Natale; ecco che d’improvviso, stamattina 8 dicembre alle ore 9.45, don Roberto, o forse qualche altro prete della mia zona (ma pare proprio qualcosa che farebbe uno come lui), tra l’ospedale san Gerardo e il parco fa suonare alle campane un canto totalmente nuovo, gioioso, natalizio: un imprevedibile che irrompe in casa. Un suono nuovo e antico ci accompagna festosamente. Ma allora qualcuno è ancora con noi! C’è ancora qualcuno che invece di farci vedere il suo dito, ci indica la luna e ha compassione della nostra tristezza!

E allora io mi tengo la mia tristezza piena di significato, campane e memoria allegra: dove Gesù nasce tra le grida di 25 esagerati e la gioia di bambini e nonni più giovani di noi (che col cavolo non sarebbero venuti al pranzo di Natale!), di canti e poesie recitate sulla sedia per avere i regali, di casino e casa sporca ma brillante di oro e luci, di collegamento con lo zio d’America che “poverino! sono solo 5” e anche se non sarà proprio così, questo mi mancherà, ma le campane che suonano quel “segreto onnigioioso” mi faranno inventare una favola nuova. Voi predicatori tenetevi la vostra disperazione e il vecchiume che cerca di vestirsi a nuovo… E anche il vostro dito. Chi ha orecchie per intendere, intenda. Che potrebbe anche voler significare: non siamo deficienti. Buon Natale

Annalena Valenti (con nonno Jean e nonna Imelda dal reparto Cielo)

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