Le bufale di (mezza) stagione Se l’uomo è la malattia

Quando si arriva a credere che anche l'inverno gelido è colpa del riscaldamento globale, è ora di farsi un bel condizionatore. Come insegna il colonnello Giuliacci

Bastano tre giorni di caldo a maggio e le cassandre strepitano che il deserto avanza, con tanto di ridicoli inviti a non lavarsi più. Poi segue il giugno più piovoso degli ultimi duecento anni, ma non si vede nemmeno l’ombra di una mezza autocritica: il Live Earth, del resto, è fissato per il 7 luglio. E pazienza se a Milano, regno eterno dell’afa estiva, sembra di essere alle Canarie, cielo terso e vento fresco, un luglio che neanche i vecchi ne ricordano uno così mite. Ma tant’è, «a questi signori non interessa la realtà, ma i propri schemi», dice a Tempi il lapidario Riccardo Cascioli, giornalista controcorrente, da anni impegnato a smascherare le bugie dei falsi profeti del catastrofismo ambientale. «Ormai la loro è una vera e propria ideologia». E quel che allarma di più Cascioli è che nonostante questa «ideologia antiumana» abbia «proclamato l’uomo nemico del pianeta, parassita da eliminare o quanto meno da ridurre ai minimi termini», essa «sta penetrando in modo impressionante anche nella Chiesa». L’ambientalismo cattolico non è una novità, ma, osserva Cascioli, «negli ultimi tempi sembra un’eresia montante. Una concezione negativa dell’uomo, che il Papa già da arcivescovo di Monaco aveva bollato come non cattolica, continua a farsi strada nella Chiesa. Basterebbe prendere i titoli dell’Editrice Missionaria Italiana per farsi un’idea: un libro addirittura fa l’elogio del non lavoro, dell’ozio nel senso del non far niente». Altrettanto eloquente è l’impegno dell’associazione Greenaccord, sponsorizzata dalla Conferenza episcopale italiana, che «organizza forum rivolti ai cattolici a cui vengono regolarmente invitati Wwf, Greenpeace e Legambiente». Cosa su cui si potrebbe ancora sorvolare, se non fosse che «sul sito di Greenaccord si esaltano personaggi come Mathis Wackernagel, l’inventore dell'”impronta ecologica”, la sintesi dell’ambientalismo antiumano, Serge Latouche, guru del pensiero no global, Lester Brown, il catastrofista per antonomasia, profeta di cataclismi che non sono mai avvenuti, e via discorrendo. Se questi sono i punti di riferimento di un’associazione cattolica sponsorizzata dalla Cei, sta succedendo qualcosa di grave. Perfino nella diocesi di Bologna, che pure è guidata dal cardinale Carlo Caffarra, lontanissimo da queste posizioni, la commissione preparatrice del Congresso eucaristico ha proposto un “convegno scientifico-sociale” dal titolo “L’Eucaristia e il sole, fonti di energia pulita”».
Cascioli parla anche di manovre in corso per trasformare l’incontro del Papa con i giovani a Loreto, in programma a settembre (in coincidenza con la “Giornata per la salvaguardia del creato”), in un appello della Chiesa in favore dell’ambientalismo. Già in aprile, in occasione del convegno su “Cambiamenti climatici e sviluppo”, era andato in fumo un pesante tentativo da parte di molti ambienti cattolici e di governi che, come quello b, hanno sposato la linea della lotta al riscaldamento globale, di coinvolgere fino all’omologazione la Santa Sede nella loro crociata per la salvezza dell’ambiente. «La rabbia per il fallimento di quella accorata azione traspariva chiaramente dai resoconti che ne hanno dato agenzie di stampa come Adista in Italia e The tablet in Inghilterra, che sono un po’ le punte di questo movimento ambientalista all’interno della Chiesa cattolica». Ma i lobbisti ecocattolici non demordono. In un forum organizzato poche settimane fa da Greenaccord per i giornalisti cattolici «è stata lanciata l’idea di misurare l'”impronta ecologica” delle parrocchie italiane, valutazioni di impatto ambientale per cui poi saranno spinte a spendere i soldi dell’8 per mille in pannelli solari e via discorrendo. Cosa che peraltro in Germania alcune diocesi hanno già cominciato a fare». Anche tra i cattolici, insomma, in molti si sono spinti ben oltre la sana ecologia. «Non si tratta di essere contro le energie rinnovabili, ci mancherebbe. Ma queste sono iniziative puramente propagandistiche, che non hanno alcun significato dal punto di vista della reale salvaguardia dell’ambiente, figuriamoci poi da quello dell’evangelizzazione, che dovrebbe essere la preoccupazione principale delle parrocchie. Quando il mondo cattolico fu investito dall’ondata marxista perlomeno il giudizio della Chiesa sul comunismo rimase chiaro, sull’ambientalismo c’è un’ambiguità pericolosissima. A partire dalla sacrosanta difesa dell’ambiente, si diffonde un’ideologia terribile, che considera l’uomo il principale nemico del creato».

Kyoto è morto. Viva Kyoto
E se è nemica dell’uomo, alla lunga un’ideologia non può che accanirsi anche contro quel che lo circonda. Basta vedere cosa succede in Campania, con la questione dei termovalorizzatori o con il costo dell’energia. «Quando il costo dell’energia comincia salire molto, porta a un impoverimento generale. Non è solo un problema per l’industria: cosa significa per tanti pensionati veder aumentare la bolletta dell’elettricità o dover abbassare il riscaldamento d’inverno? Altro che caldo, la mortalità aumenta per il peggioramento delle condizioni economiche. Ecco dove ci vogliono guidare».
Cascioli ha molto da ridire anche su quella priorità che Walter Veltroni nel suo discorso a Torino ha definito «lotta al caldo», e che è diventata una priorità anche di governi tradizionalmente seri come quello di Sua Maestà. «Il governo britannnico non può dire sciocchezze del tipo che il riscaldamento globale è un pericolo più grave del terrorismo. Ma come, proprio loro, che mentre a Greenapple stavano discettando sui cambiamenti climatici gli sono scoppiate quattro bombe in casa? È un discorso che vale anche per l’Europa. Divisa su tutto, l’Unione Europea ha trovato un solo punto di unità su cui ricostruirsi un’autorevolezza mondiale: il protocollo di Kyoto». Peccato, però, che Bush e i grandi paesi in forte sviluppo (India, Cina, Brasile) siano già oltre. «Gli Stati Uniti hanno lanciato nell’area del Pacifico una partnership anti-inquinamento con parametri meno rigidi su cui ha già raccolto l’adesione di India, Cina, Canada e Australia. Quindi, anche se i leader europei lo ammetteranno chissà quando, il protocollo di Kyoto è già morto. Così oggi l’Europa è rimasta isolata con la sua sbandierata “diplomazia verde”».

Chi sa cos’è l’anidride carbonica?
Non sarà più grave del terrorismo internazionale, però il problema del riscaldamento globale esiste. «Certo. E se capita un inverno freddissimo come quello dell’anno scorso dicono che il riscaldamento globale ha bloccato la corrente del Golfo. Ma se in tv il colonnello Giuliacci ha spiegato che l’estate del 2007 sarà torrida, terrificante, un caldo da morire, e poi la realtà è quella che è sotto gli occhi di tutti, crede che Giuliacci sia tornato in tv a dire “scusate, ci siamo sbagliati”? No, ha fatto la pubblicità per i condizionatori d’aria». Insomma, l’unica catastrofe ambientale di cui Cascioli ammette l’esistenza è «la disinformazione». Come quella che regna sul problema dell’emissione di anidride carbonica legata all’industrializzazione, un problema oggi additato come causa di tutti i mali del mondo. «Intanto bisogna distinguere. Aumenta l’anidride carbonica, la CO2, che non è un inquinante ma il normale prodotto dei processi vitali. Invece l’inquinamento, in tutti i paesi sviluppati, sta diminuendo. Già nel 2002 l’Ocse registrava per i paesi industrializzati una diminuzione del 70 per cento rispetto agli ultimi 40 anni. Dati analoghi sono registrati regolarmente dall’agenzia governativa per l’ambiente, l’Apat. Poi, certo, il ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio nel presentarli è riuscito a dire il contrario, ma ha barato: ha detto che sono in aumento i giorni in cui sono stati superati i limiti, però non ha detto che i limiti sono stati notevolmente abbassati, anzi, che addirittura sono stati usati i limiti che entreranno in vigore nel 2010. È ovvio che i giorni di superamento delle soglie sono aumentati». Rimane l’aumento delle emissioni di CO2, questo sì reale. Ma, primo, non è dimostrato che esso sia legato all’aumento delle attività industriali. Secondo, non è affatto dimostrato che sia il vero responsabile delle variazioni climatiche: si registrano aumenti della concentrazione di CO2 nell’atmosfera anche in periodi di diminuzione delle temperature, come fra il 1940 e il ’75, quando ancora i soliti catastrofisti lanciavano allarmi per l’avvicinarsi di una nuova era glaciale. «Il fatto è che le vere ragioni dei cambiamenti climatici ci sfuggono. Il clima terrestre ha sempre subìto oscillazioni periodiche, dalle grandi glaciazioni della preistoria al rialzo della temperatura che fra il Mille e il 1300 ha favorito il decollo della civiltà medievale, fino alla cosiddetta “piccola glaciazione” che invece ha reso dura la vita dei secoli seguenti. La natura non è statica, è dinamica, il cambiamento è la normalità. E il clima in sé non è un problema, gli uomini si sono adattati a tutti i cambiamenti di clima del passato. Il problema è l’ideologia: oggi non ci vogliamo più adattare noi al clima, vogliamo adattare il clima a noi. È un risvolto dell’ideologia occidentale moderna, dell’uomo che si fa Dio».
Quando tutti i cinesi andranno in macchina e mangeranno bistecche – così ragionano i catastrofisti – le risorse della Terra si esauriranno. C’è anche chi si è già messo a calcolare quanti ettari di foreste si dovrebbero abbattere per far posto ai pascoli dei milioni di manzi necessari per rifornire tutti i McDonald’s del Celeste Impero. «Bisogna domandarsi: che cos’è una risorsa? L’ideologia ambientalista dice che è come una torta, e che quindi bisogna mangiarla lentamente, e possibilmente nel minor numero possibile di commensali, tant’è vero che poi tutti i filoni dell’ambientalismo vanno a finire nell’idea che siamo troppi al mondo. Invece la risorsa è l’uomo. È lui che, a seconda dei problemi che si è trovato ad affrontare nella storia, ha scoperto risorse che prima non considerava tali. Per secoli, il carbone o il petrolio non sono state risorse. Fino a qualche anno fa si prevedeva la crisi anche per le telecomunicazioni, a causa dell’esaurimento del rame con cui si facevano i cavi, poi gli uomini hanno inventato la fibra ottica, fatta di silicio, cioè di sabbia. Spinta da un problema, l’intelligenza umana ha scovato una risorsa in un materiale che aveva da sempre a portata di mano ma di cui non aveva ancora scoperto le potenzialità. È l’uomo che deve usare responsabilmente quel che la natura gli offre. Come dice lo slogan che ho scelto per l’agenzia online che seguo, “Sviluppo e popolazione, “l’uomo è la soluzione, non il problema”».

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