Laurène Beaumond esiste davvero. La persecuzione degli uiguri pure

Una giornalista francese difende la Cina; Le Monde accusa Pechino di essersela inventata (e sbaglia). Tra granchi presi e fake news, resta la verità di un'orrenda repressione

Laurène Beaumond esiste, ma non si chiama Laurène Beaumond e non vuol far sapere quale sia il suo vero nome, né dove viva attualmente. A dare per buone le rivelazioni di Le Figaro, si infittisce il mistero su quella che la tivù di Stato cinese Cgtn (China Global Television Network) ha presentato come una «giornalista indipendente basata in Francia, con due lauree in storia dell’arte e archeologia all’università Sorbona-IV e detentrice di un Master in giornalismo che ha lavorato presso varie redazioni parigine».

Le Figaro trova Laurène Beaumond

Costei è salita all’onore delle cronache transalpine per avere firmato il 28 marzo scorso un articolo dal titolo Il “mio” Xinjiang: basta con la tirannia delle fake news sul sito internet della tivù cinese. Nel pezzo l’autrice denunciava gli attacchi occidentali alla Cina per le sue politiche verso la minoranza musulmana degli uiguri come una «parodia di processo a distanza che si fa alla Cina, senza nessuna prova concreta, senza nessuna testimonianza valida, da parte di individui che non hanno mai messo piede in questa regione del mondo».

Nello Xinjiang invece “Laurène” avrebbe messo piede varie volte: lei o qualcuna che afferma di essere lei ha dichiarato a Le Figaro di avere effettuato «sei o sette viaggi» fra il 2011 e il 2016, mentre nell’articolo apparso sulla pagina in lingua francese di Gctn si parla di visite «a più riprese fra il 2014 e il 2019». Non per reportage giornalistici, ma per ragioni familiari: a quel tempo sarebbe stata sposata con un uomo originario di Urumqi, il capoluogo dello Xinjiang.

Le sue impressioni, identiche a quelle avute in viaggi in altre regioni della Cina abitate da minoranze, si riassumono in «un sentimento di armonia totale, di rispetto degli uni per gli altri, e soprattutto un attaccamento alla natura e alle sue meraviglie». I rapporti fra gli immigrati han (l’etnia che rappresenta il 92 per cento degli abitanti della Cina) e la popolazione locale turcofona e islamica degli uiguri sarebbero idilliaci, la diversità linguistica e culturale di questi ultimi rispettata, il culto religioso praticato liberamente.

Per Le Monde la donna non esiste

Il 30 marzo il quotidiano Le Monde interveniva per comunicare che il nome “Laurène Beaumond” non risultava negli elenchi dei giornalisti professionisti francesi, né presso le facoltà universitarie della Sorbona che secondo Cgtn avrebbe frequentato. Ne concludeva che doveva trattarsi di un personaggio inesistente creato di sana pianta dai cinesi per accreditare la propria propaganda attraverso l’autorevolezza di una presunta giornalista straniera. Il 31 marzo Antoine Bondaz, un ricercatore della Fondazione per la ricerca strategica (il più importante istituto di ricerche indipendente francese), diffondeva un tweet nel quale si indignava che la tivù cinese facesse ricorso a scorrettezze come quella di inventarsi falsi profili per diffondere contenuti propagandistici, proprio dopo aver ottenuto il permesso di diffondere le proprie trasmissioni in Francia.

Pronta arrivava la risposta cinese, attraverso la portavoce del ministero degli Esteri Hua Chunying interpellata da Afp:

«La cittadina francese a cui vi riferite è una scrittrice indipendente. Ha vissuto in Cina per molti anni e ha visitato lo Xinjiang molte volte. L’articolo che ha scritto registra quello che ha visto e udito nello Xinjiang (…) Le Monde ha scritto, senza approfondita verifica, che questa persona “non esiste” e che è stata “inventata” dal canale in lingua francese della Cgtn. Mi domando chi è che sta diffondendo fake news. La vostra domanda riflette il pensiero malato di alcuni Stati e di alcuni media che pensano che tutto ciò che non si conforma alla loro immaginazione o ai loro valori e ideologie deve essere falso. Queste sono solo accuse prive di fondamento e stigmatizzazioni, che non è cosa buona fare».

La Cina contrattacca

Il 2 aprile Le Figaro dichiarava di aver rintracciato in Francia la persona che sarebbe l’autrice dell’articolo: una 40enne originaria del dipartimento della Sarthe che avrebbe vissuto in Cina fra il 2011 e il 2017, interprete e per qualche tempo presentatrice delle trasmissioni in lingua francese di Cgtn, che avrebbe usato uno pseudonimo anziché il suo vero nome per firmarsi. La donna ha accettato di rispondere alle domande del quotidiano francese solo a condizione che non venisse violato il suo anonimato, perché «preoccupata» per la propria sicurezza e per quella della propria famiglia, e per non essere «gettata in pasto» come «una povera ragazza al soldo dei cinesi». Ha dichiarato che per questi motivi «Laurène Beaumond sparirà dalla circolazione».

Nell’intervista telefonica la interprete ed ex presentatrice televisiva ha confermato di essere laureata alla Sorbona e di avere un master in giornalismo, ma non ha voluto fare i nomi delle redazioni parigine presso le quali avrebbe, secondo Cgtn, lavorato. Si è assunta la completa responsabilità dell’articolo apparso sul sito internet cinese pur ammettendo che la titolazione è stata infelice: «Non rinnego nulla dell’articolo, tranne il titolo, di cui oggi sono pentita».

Sulla vicenda la Cgtn è intervenuta con un durissimo editoriale, ripreso dalla edizione elettronica del Quotidiano del Popolo. In esso si legge che

«l’Occidente crede di avere un monopolio indiscutibile ed esclusivo su quella che può essere definita la “verità politica”. Erede della sua tradizione cristiana, con la sua ontologia che lega l’idea di “verità morale” con quella di “verità empirica”, l’Occidente sostiene di essere poi approdato a una posizione illuminata, animata da motivazioni pure, e coloro che le mettono in discussione sono animati da cattiveria e malafede. (…) Il quotidiano francese Le Monde è un tabloid con precedenti di citazioni di fonti governative manipolate e di diffusione di false conclusioni in riferimento alla Cina. (…) Le Monde lo ha fatto di nuovo, manipolando una frase in cui si diceva che Laurène Beaumond non è una giornalista registrata in Francia per suggerire che non esiste e che è stata inventata dalla Cgtn. Lei ha detto in un’intervista che non è registrata per non cadere vittima di forti pressioni politiche, dal momento che le sue posizioni sono contrarie a quelle dei media francesi mainstream». 

La persecuzione degli uiguri esiste

In un altro articolo sulla questione la Cgtn ha sostenuto che «l’uso di uno pseudonimo spesso facilita una maggiore libertà di espressione senza costrizioni, e non solo in ambito giornalistico, ma anche in contesti storici come la Seconda guerra mondiale».

La repressione della minoranza uigura in Cina è stata più volte condannata da mozioni del Parlamento Europeo, l’ultima delle quali risale al 17 dicembre scorso con riferimento al lavoro forzato per la raccolta del cotone nella regione. Nel testo approvato si legge che

«(…) la situazione nello Xinjiang, dove più di 10 milioni di musulmani uiguri e kazaki vivono, si è rapidamente deteriorata, particolarmente da quando nel 2014 il governo cinese ha lanciato la campagna “Colpisci con durezza il terrorismo violento”, e (…) gli uiguri ed altre minoranze etniche principalmente musulmane nella Regione autonoma uigura dello Xinjiang sono stati sottoposti ad arresti arbitrari, torture, notevoli restrizioni della pratica religiosa e della loro cultura e a un sistema di sorveglianza digitalizzata così pervasivo che ogni aspetto della vita quotidiana è monitorato – attraverso telecamere per il riconoscimento facciale, scansioni da telefono cellulare, raccolta illegale su larga scala, aggregazione e processamento di dati personali, e un’estesa e intrusiva presenza poliziesca; (…) ha avuto luogo un generale rafforzamento del regime cinese e una maggiore durezza nel modo di trattare le minoranze, in particolare uiguri, tibetani e mongoli, allo scopo di assimilarli attraverso l’imposizione dello stile di vita maggioritario cinese e dell’ideologia comunista; (…) tecniche di prevenzione della criminalità come la Integrated Joint Operation Platform sono state utilizzate dalla polizia per individuare soggetti sospetti sulla base di comportamenti della vita quotidiana di per sé legali e non violenti».

Continua la mozione:

«Secondo rapporti credibili più di un milione di persone sono o sono state detenute in quelli che vengono chiamati “centri di rieducazione politica”, cosa che rappresenta la più grande incarcerazione di massa di una minoranza etnica nel mondo di cui oggi si abbia notizia; (…) il sistema di campi di internamento nella Regione autonoma uigura dello Xinjiang si sta espandendo, con più di 380 sospette strutture di detenzione costruite da zero o ampliate a partire dal 2017, e almeno 61 siti di detenzione costruiti da zero o ampliati fra il luglio 2019 e il luglio 2020. (…) La sofferenza degli uiguri si estende anche alle giovani generazioni; (…) secondo vari rapporti bambini in tenera età sono stati inviati in orfanotrofi statali quando anche solo uno dei genitori è stato incarcerato in un campo di internamento; (…) secondo i risultati delle ricerche, alla fine del 2019 oltre 880 mila bambini uiguri erano stati collocati in strutture di alloggio; (…) ricerche credibili mostrano che le autorità cinesi hanno attivato un programma ufficiale di misure di prevenzione delle nascite mirate alle donne uigure, allo scopo di ridurre il tasso di fertilità degli uiguri; (…) come parte di questo programma, le autorità cinesi stanno sistematicamente sottomettendo le donne uigure in età feconda ad aborti forzati, applicazioni di dispositivi intrauterini e sterilizzazioni: l’80 per cento di tutti i diaframmi intrauterini inseriti in Cina nel 2018 è stato realizzato nella regione uigura, nonostante che essa rappresenti solo l’1,8 per cento di tutta la popolazione della Cina; (…) queste misure di prevenzione delle nascite all’interno della popolazione soddisfano i criteri per essere considerate un crimine contro l’umanità».

@Rodolfo

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