La speranza e il lavoro che si può fare in Europa

Lanciata ieri sera a Milano la candidatura di Massimiliano Salini alle Europee. Dibattito con Sapelli, Sallusti, Gozzi, Alfieri

Da sinistra: Giulio Sapelli, Anna Monia Alfieri, Massimiliano Salini, Antonio Gozzi, Alessandro Sallusti

Un futuro da Bruno Vespa? «Grazie Alessandro, ma mi piace troppo fare politica e voglio stare in Europa per cambiarla». C’è stato anche questo scambio di battute tra Massimiliano Salini e Alessandro Sallusti che, ieri sera, in occasione del lancio a Milano della campagna elettorale dell’eurodeputato di Forza Italia (collegio Nord Ovest), si è complimentato con lui per il buon ritmo che stava dando al dibattito sul palco del Teatro Dal Verme.

La speranza e il lavoro

Accanto a Salini c’erano quattro testimonial d’eccezione: il direttore del Giornale, l’economista e professore Giulio Sapelli, l’imprenditore Antonio Gozzi e l’esperta di scuola suor Anna Monia Alfieri. Una chiacchierata con Salini nelle vesti di “Bruno Vespa” appunto; domande a tutto campo su diverse tematiche, cucite insieme da quelle che l’eurodeputato ha indicato come le sue stelle polari: «la libertà d’impresa e la libertà educativa». Perché, «quel che mi interessa – ha spiegato introducendo la serata – è mettere a tema la speranza e il lavoro che si può fare in Europa».

Stelle, sovranismo e scuola

S’è parlato dunque di cosa si può fare per l’industria italiana cui, come ha spiegato Gozzi, già presidente di Federacciai, «serve la protezione da chi si muove sul mercato secondo pratiche sleali. Ma non basta, serve anche ritornare a uno spirito di solidarietà, tutela dell’ambiente, innovazione e sicurezza. E poi occorre investire sulla formazione, è indispensabile».
S’è discusso di Europa e di come sia possibile riformarla. Certo, come ha spiegato con il suo proverbiale disincanto Sapelli, bisognerebbe anche iniziare un po’ a conoscerla visto che sono moltissimi «che nemmeno sanno che le stelle della bandiera europea sono le stelle della Madonna». L’Europa e l’euro «sono irreversibili, ma non è irreversibile il processo economico che abbiamo iniziato. Non è solo questione di numeri, ma soprattutto di cultura».
Si è messa al centro della discussione la scuola, «essendo il nostro – ha notato Alfieri – l’unico paese che in Europa impedisce la libertà di scelta educativa». E di visioni politiche, «con il sovranismo che mostra tutti i suoi limiti – ha detto Sallusti – perché cura il proprio senza una visione globale. Se quelli che sono al governo cambiano l’Europa come hanno cambiato l’Italia in questo anno, che Dio ce ne scampi e liberi».

Non per rabbia ma per gratitudine

Insomma, come ha sintetizzato Sapelli, «c’è un sacco di lavoro da fare». Salini, che nella seconda parte della serata ha risposto alle domande di alcuni giovani impegnati politicamente sul territorio, ne è consapevole: «C’è tanto da difendere, tanta ricchezza da valorizzare. Bisogna fare politica non per rabbia, ma per gratitudine». Soprattutto, occorre cambiare paradigma e criterio: «Già Ronald Reagan diceva che lo Stato in economia ragiona così: “Se si muove, tassalo. Se continua a muoversi, regolamentalo. E se smette di muoversi, sussidialo”. Noi invece vogliamo uno Stato e una politica che ci lasci la libertà di fare e che si inchini davanti alla libertà delle persone».

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