La Scala apre con Don Giovanni, Barenboim: «In Mozart tutto ha senso»

Il 7 dicembre il Teatro alla Scala apre la stagione, ieri il maestro Barenboim ha presentato in Cattolica l'opera di apertura: il Don Giovanni di Mozart. «La genialità di W.A.Mozart sta nella capacità di tenere il comico e il tragico nella stessa opera, di avere un personaggio tragico in un contesto buffo»

Il 7 dicembre è il giorno in cui i milanesi celebrano il loro patrono: Sant’Ambrogio. Per festeggiare l’evento, in questa data, prende avvio la stagione concertistica del Teatro Alla Scala; ormai uno dei momenti culturali più importanti per tutta la nazione e non solo per il capoluogo lombardo. Il nuovo ciclo teatrale meneghino si inaugurerà con il Don Giovanni di W.A.Mozart diretto dal maestro Barenboim, che ha presentato l’opera ieri sera presso l’Aula Magna dell’Università Cattolica.

Il maestro è oramai un abitué dell’ateneo milanese, grazie all’impegno della coordinatrice del corso di laurea in Economia dei Beni Culturali prof.ssa Paola Fandella e del prof. Enrico Girardi che da quattro anni invitano Barenboim agli eventi da loro organizzati nella sede di Largo Gemelli. La prof.ssa Fandella ha portato all’ospite i saluti del Rettore e neo Ministro dei Beni Culturali Lorenzo Ornaghi, assente giustificato per gli inaspettati impegni sorti con la sua nuova carica. La docente, proseguendo il suo commosso benvenuto, ha introdotto l’incontro parlando di cultura. «La cultura non è un’idea astratta,  la cultura è la nostra linfa. La cultura è anche “darsi”, non stancarsi mai di pensare e di offrire ogni nostra azione in favore degli altri e, ancora di più in momenti difficili e di grande incertezza».

Daniel Barenboim
, visibilmente stanco per le interminabili prove, nella sua geniale ironia ha rivelato ai presenti la sua passione per la composizione mozartiana che andrà a dirigere nella serata del 7 dicembre. «Il Don Giovanni non è solo la prima opera che ho diretto, è anche la prima opera che ricordo da bambino». Il maestro ha spiegato che in questo «dramma giocoso» c’è tutta la genialità del compositore austriaco. «Per Mozart la parola dramma non significava solo la forma dell’opera teatrale, ma assumeva il significato della vera e propria rappresentazione drammatica. La genialità di W.A.Mozart sta nella capacità di tenere il comico e il tragico nella stessa opera, di avere un personaggio tragico in un contesto buffo». Queste diverse dimensioni non sono slegate tra loro, ma magistralmente tenute insieme come lo sono le parti recitative con le rispettive arie: «Questi due aspetti sono connessi in modo fluido, il primo influenza il secondo». Il maestro ha spiegato questo concetto con un esempio. Nella prove della giornata, Peter Mattei (Don Giovanni) dopo aver finito di cantare l’aria «La ci darem la mano» ha fatto notare al maestro la sua preferenza a cantarla più velocemente. Immediata la replica di Barenboim: «Hai scelto tu di cantarla così, io mi sono adeguato al tuo recitativo nell’ingresso».

Sulle diverse interpretazioni della musica e dello scritto, il maestro è lapidario: «Bisogna seguire tutto ciò che Mozart ha scritto, non si può inventare. In Mozart ogni piccola sfumatura ha un senso e ciò che a prima vista può sembrare un errore in realtà non lo è». Per quanto riguarda la regia e le scelte teatrali decise per la rappresentazione del 7 dicembre, il direttore non svela nulla e liquida ogni curiosità con una sequenza di battute per una platea contenta di averlo incontrato.
Twitter: @giardser

Exit mobile version