La Repubblica sogna ancora di far marciare l’Italia al suo passo

Giornali come Repubblica non solo invocano lo scioglimento delle Camere, denunciano la dittatura televisiva, compatiscono i poveri italiani sotto il tallone del "Nichilismo al potere" e i magistrati. Adesso attaccano anche con la scuola pubblica, che per loro è solo statale e «la principale agenzia culturale della Nazione». Che produce sempre le solite okkupazioni

Ci sono giornali che, come Repubblica – ha scritto un lettore parafrasando una battuta di Karl Kraus – hanno «con la vita e la verità all’incirca lo stesso rapporto che le cartomanti hanno con la metafisica».

Ciò non vale soltanto per la ferocia berlusconiana che Repubblica combatte eroicamente insieme a Asor Rosa, invocando lo scioglimento delle Camere da parte di un presidente della Repubblica che evidentemente essi scambiano per un qualsiasi Fidel Castro o Chavez.

Non vale soltanto per la dittatura televisiva che secondo Repubblica ha rincitrullito le menti degli italiani costringendoli a votare il centrodestra e costringendo all’esilio, impedendo loro di fare televisione, sostituendoli con volti di perfetti sconosciuti, gente come Santoro, Lerner, Dandini, Gabanelli, Fabio Fazio, Floris, Gruber etcetera, che una volta potevano almeno un po’ affacciarsi allo schermo televisivo e adesso, come sappiamo, non più, raus, deportati sull’isola di Sant’Elena.

Non vale solo per i poveri italiani, come scrivono gli Scalfari, le Spinelli, i Maltese, gli Zagrebelsky, i Crainz etcetera, che si trovano oggi, giovedì 14 aprile, secondo la prima pagina di Repubblica, sotto il tallone del “Nichilismo al potere”, dell’ “Agonia di Regime” e via cartomantando.

Non vale per i poveri magistrati che, snocciolando rosari e giaculatorie al dio bunga-bunga, se ne stanno barricati nei tribunali attendendo da un momento all’altro l’assalto dei fascisti, il rogo delle loro carte in piazza, il linciaggio delle folle conturbate e inebriate dal Führer di Arcore.

No, oltre a tutto questo sterminio c’è anche questo vile attentato che si compie sulla scuola, i professori, l’alleanza con le famiglie, i giovani. Ed ecco perché, scrive Repubblica aggiungendo in prima pagina un altro tarocco alla sua visione metafisica del mondo, “gli insegnanti tornano a fare paura”.

Repubblica non dice che la ruffianeria è una cosa sbagliata, e che non si fa. No, dice che parlamentari come Gabriella Carlucci non devono neppure permettersi di dire che i libri scolastici non possono raccontare la storia d’Italia come una volta raccontavano quella dell’Urss di Stalin, “padre dei popoli”.
 
Sbagliato. La scuola pubblica secondo Repubblica, prima cosa, coincide con la scuola statale. (Eppure il loro compagno Luigi Berlinguer dice: «sbagliato: la parità è una prescrizione costituzionale. Se uno crede nella costituzione e si batte giustamente perché non venga snaturata deve credere in tutte le sue norme, perché è un disegno mirabile unitario. Fino a che si alimenta la prospettiva di contrapposizione e concorrenza tra scuola statale e non statale si tradisce la legge 62/2000 e la prospettiva di unitarietà – non unicità – che è lo spirito di quella legge, affiancata all’autonomia curricolare. Tornare indietro su questo non è nell’interesse di nessuno»).
 
Secondo, dice Repubblica, «Stiamo parlando della scuola, la principale agenzia culturale della Nazione». Esatto. Dice bene Repubblica. E infatti, ognun lo vede, è dagli anni settanta che il massimo contributo che Repubblica&son offrono alla scuola nazionale sono i guardiani della Cgil scuola e le okkupazioni sempre uguali. E avanti così, i giovanottoni alla Asor Rosa, un-duè, un-duè, passoooooooooo! Un-dué, un dué, «Marciar marciar /Marciar mi batte il cuore /S’accende la fiamma /La fiamma dell’amore /S’accende la fiamma /La fiamma dell’amore /Quando vedo un partigian passar /Un partigiano vorrei sposar». Un-dué,un dué, passooooooo!

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