La religione arcignamente comica. La persona di Cristo è imperativa

L’ascia nel cuore di Flannery O’Connor

Gent.ma Flannery, non c’è dubbio che Lei sia una che se ne intende di letteratura, perché è il suo mestiere, e di cattolicesimo, perché lo guarda da un angolo di visione particolare, quello del Paese più potente del mondo (ma chissà poi come appare la Chiesa se vista dal vostro Sud, protestante e biblico…). Mi può dire se noi cattolici possiamo ancora pensare, scrivere o esprimere qualcosa di significativo sul nostro tempo? SapendoLa poi sempre cortese, la prego di leggere le paginette allegate e di darmi qualche consiglio (scrivo per una rivista parrocchiale).

Paoletta, dal caldo di Milano.

Carissima Paola, mi chiede del rapporto tra cattolicesimo e mondo moderno. Bene: mi sembra che ora più che mai il Regno dei Cieli debba essere conquistato dalla violenza, oppure non possa esserlo per nulla. Devi spintonare tanto più forte, quanto più questo tempo spinge contro di te. E penso che oggi nemmeno si potrebbe scrivere un romanzo su qualcosa, a meno che non fosse la cosa più interessante per te e per tutto il mondo: e per me questa cosa è sempre il conflitto tra l’attrazione per lo Spirito Santo e il suo rifiuto, così come lo respiriamo nell’aria del nostro tempo.

Sempre è duro credere, ma ancor più nel mondo che viviamo oggi. Vi sono alcuni di noi che devono pagare per ogni passo che fanno nella Fede e che devono esprimerlo drammaticamente. Anch’io non posso permettere ad alcuno dei miei personaggi, di qualsiasi romanzo, di fermarsi in una posizione di mezzo. E questo senz’altro mi viene da un’educazione cattolica e da un senso cattolico della storia – per cui ogni cosa procede verso il suo vero fine e se ne allontana, ogni cosa è ultimamente salvata o perduta. Così, la religione del Sud è una religione “fai da te”, una religione che io, come cattolica, trovo dolorosa, toccante e arcignamente comica. È piena di una fierezza inconsapevole che lascia la gente in balia di ogni sorta di prediche ridicolmente religiose. Non hanno nulla che corregga le loro eresie pratiche e così lo esprimono drammaticamente. Se tutto questo fosse solo comico, per me non sarebbe buono, ma io accetto invece le stesse fondamentali dottrine sul peccato, la redenzione e il giudizio che hanno loro. Ora: su quanto lei mi fa leggere nel suo scritto parrocchiale che mi ha inviato – e cioè che tutta la letteratura cattolica si muove “invece in un ambiente che ritiene che la fede sia senz’altro la più importante e incontestabile realtà del mondo intero” – non posso concordare in alcun modo. L’ambiente in cui si colloca la maggior parte della letteratura moderna è esattamente un ambiente in cui niente è così poco sentito come verità quanto il fatto della fede in Cristo. Gli scrittori come me, che non usano ambienti o personaggi cattolici, bene o male stanno cercando di rendere evidente solo che la personale fedeltà alla persona di Cristo è imperativa, è la struttura della natura dell’uomo, è la sua direzione obbligata.

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