La “marcha negra” dei minatori spagnoli non ferma Rajoy: «Confermati i tagli»

La Spagna ha preso un accordo con l'Ue: tagliare entro il 2018 del 60% le società minerarie non redditizie. I minatori protestano con una grande marcia ma il governo annuncia che andrà avanti.

Centinaia, in fila nel buio, con i caschi gialli in testa. Sembrava una lunga fiaccolata la “marcha negra” dei minatori spagnoli, che 20 giorni fa hanno iniziato una marcia lunga 300 km, dalle Asturie a Madrid, per protestare contro i tagli che hanno colpito e colpiranno il settore minerario. Vestiti di nero, in segno di lutto, ieri sera hanno raggiunto Puerta del Sol, acclamati da migliaia di sostenitori di tutte le età, che hanno urlato slogan di sostegno alla lotta della classe operaia. «Non mi aspettavo una cosa del genere, mi sento come il giocatore di una squadra di calcio, ma senza aver vinto nessuna coppa» ha scherzato uno dei manifestanti con i giornalisti. Causa della protesta che sta sconvolgendo la Spagna da due mesi sono le misure varate da Mariano Rajoy, che prevedono la riduzione del contributo statale del 60% alle imprese minerarie di carbone non produttive, come previsto da un accordo con l’Ue. L’operazione rientra nelle misure di austerity, ma i sindacati spagnoli hanno segnalato che così vengono messi a rischio migliaia di posti di lavoro e l’economia delle regioni settentrionali. I minatori si sono resi protagonisti di durissimi scontri con la polizia, bloccando binari e autostrade, bruciando pneumatici e lanciando razzi e sassi contro le forze dell’ordine.

Il quotidiano El Pais descrive una manifestazione di applausi, urla e canti: «Sono scese alcune lacrime sui volti dei 500 minatori e dei loro familiari. Le due colonne che hanno raggiunto Madrid hanno marciato fin nel centro della capitale, la tappa più ricca di emozioni di tutta la marcia». El Mundo si sofferma sul dettaglio della banda che intonava l’inno delle miniera, Santa Barbara Benedetta. Impressionante l’impatto visivo e umano, anche se vedere le forze di sinistra difendere i sussidi per uno dei combustibili più inquinanti di tutti può destare qualche perplessità. Di certo, dopo i tagli, il comparto minerario farà più fatica a competere con gli altri settori energetici.

Ad ogni modo la Spagna è obbligata a tagliare i sussidi alle società minerarie non redditizie, in base a un accordo firmato con l’Unione europea. Il termine è il 2018 e il governo Zapatero aveva firmato coi sindacati un accordo che prevedeva, per il 2013, dei tagli del 10%. Rajoy, vista la situazione emergenziale, ha deciso di accelerare i tempi, inasprendo le misure di austerità, dato che per raggiungere gli obiettivi di bilancio ha bisogno di liquidi. E il governo ha ribadito di non avere nessuna intenzione di fare un passo indietro. Per lo stesso motivo il premier spagnolo ha oggi annunciato una serie di misure, tra cui il taglio delle tredicesime per gli addetti del pubblico impiego. Avranno meno giorni di ferie e una riduzione dei permessi sindacali. Anche il numero degli enti locali scenderà di circa il 30%, con l’obiettivo di risparmiare 65 miliardi di euro in due anni e mezzo. L’Iva, in compenso, aumenta: dal 18% al 21%.

@SirianniChiara

Exit mobile version