La guerre si vincono con i canti

"JOYEUX NOEL", CANDIDATO ALL'OSCAR COME MIGLIOR FILM STRANIERO, RACCONTA LA VIGILIA DI NATALE TRA LE TRINCEE TEDESCHE E BRITANNICHE. UN GRANDE FILM Né MILITARISTA Né PACIFISTA COLPEVOLMENTE POCO PUBBLICIZZATO IN ITALIA

Prima guerra mondiale. La guerra sporca. La guerra della trincea e delle baionette. Con le teste chine sotto il terrapieno, sentinelle scozzesi e francesi vigilano nel buio della notte della vigilia del primo Natale in guerra. E ricordano, con tristezza, la pace spezzata e le famiglie lontane. Dall’altra parte, nella trincea tedesca, altri uomini, con divise ed elmetti diversi, ricordano le stesse cose. Le famiglie lontane, e il lavoro abbandonato. Si accende un albero di Natale, carico di malinconia. E poi un altro e un altro ancora. Ma non basta un albero per fare il Natale. Ci vuole un canto. “Stille Nacht” o “Adeste Fideles”, attaccano i tedeschi. A cui rispondono gli scozzesi con ballate a suon di cornamusa. Ne viene fuori una strana sfida a distanza. Ma non basta nemmeno questo per celebrare il Natale. Serve un prete e una messa. E così sia.
“Joyeux Noel – Una verità dimenticata dalla storia” con Diane Kruger e Benno Furmann è un film semplice e deciso del francese Cristian Carion. Semplice e d’altri tempi come “Les Choristes”; lucido e sobrio come “La rosa bianca”. Uno scozzese, un francese e un tedesco: tre ufficiali di nazionalità diverse. Tre sensibilità diverse, tre storie diverse. Un’unica esperienza comune: la guerra. Ma non solo: sono cristiani, impegnati in una guerra di cui non capiscono il senso, ma che affrontano con umanità e aperti all’imprevisto. L’imprevisto di una canzone e di una presenza che scuote dalla schiavitù dell’ideologia e del non senso.

SE LA VEDRà CON “LA ROSA BIANCA”
Uscito, con colpevole ritardo rispetto alle festività natalizie, “Joyeux Noel” è un film che, tratto da vere vicende (ripercorse dagli storici Yves Buffetaut e Michael Jurgs), afferma con forza che pace e unità, in Europa e non solo, sono possibili solo attraverso il volto e la radice di Cristo. è vero: Carion non è Kubrick e il suo film non è “Orizzonti di gloria” o “La grande illusione”. Ma non è nemmeno un film militarista o pacifista come vuole la quasi totalità della critica. Non è un film sulla pace nel mondo, schema impossibile da attuare. è un film sulla pace del cuore di ciascun uomo. Uomini uguali l’uno all’altro, non per un principio astratto, ma per quell’insieme di esigenze e di evidenze di cui è costituito il loro cuore. Un film controcorrente, scomodo e per questo poco pubblicizzato e subito fatto sparire dal grande schermo. Una strana bizzarria, quella di non scommettere su un film del genere, una costosa coproduzione franco-tedesco-britannica che all’estero, soprattutto in Francia, ha avuto successo e che è candidata all’Oscar come miglior film straniero. Se la vedrà con il “nostro” “La rosa bianca”, con cui condivide la medesima nettezza di giudizio e la stessa grande umanità. Sarà una bella sfida. Sperando che non si intromettano le bestie della Comencini.

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