Vaticano: «Su aborto o omosessualità deve essere rispettata la libertà di coscienza e di religione»

Intervistato da Radio Vaticana, monsignor Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti della Santa Sede con gli Stati, ha parlato delle sentenze della Corte europea sui quattro casi relativi alla libertà di coscienza e di religione.

Intervistato da Radio Vaticana, monsignor Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti della Santa Sede con gli Stati, ha parlato delle sentenze della Corte europea sui quattro casi relativi alla libertà di coscienza e di religione.
«Questi casi – ha detto Mamberti – dimostrano che le questioni relative alla libertà di coscienza e di religione sono complessi, in particolare in una società europea caratterizzata dall’aumento della diversità religiosa e dal relativo inasprimento del laicismo. È reale il rischio che il relativismo morale che si impone come nuova norma sociale venga a minare le fondamenta della libertà individuale di coscienza e di religione. La Chiesa desidera difendere le libertà individuali di coscienza e di religione in ogni circostanza, anche di fronte alla “dittatura del relativismo”. Per questo, è necessario illustrare la razionalità della coscienza umana in generale, e dell’agire morale dei cristiani in particolare. Quando si tratta di questioni moralmente controverse, come l’aborto o l’omosessualità, deve essere rispettata la libertà di coscienza. Piuttosto che un ostacolo allo stabilimento di una società tollerante nel suo pluralismo, il rispetto della libertà di coscienza e di religione ne è condizione».

MURI PORTANTI. Mamberti ha richiamato le recenti parole di papa Benedetto XVI al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede: «per salvaguardare effettivamente l’esercizio della libertà religiosa, è essenziale rispettare il diritto all’obiezione di coscienza. Questa “frontiera” della libertà sfiora principi di grande importanza, di carattere etico e religioso, radicati nella stessa dignità della persona umana. Sono come i “muri portanti” di qualsiasi società voglia definirsi veramente libera e democratica. Di conseguenza, vietare l’obiezione di coscienza individuale e istituzionale, in nome della libertà e del pluralismo, aprirebbe al contrario – paradossalmente – le porte all’intolleranza e ad un livellamento forzato. L’erosione della libertà di coscienza testimonia altresì una forma di pessimismo nei riguardi della capacità della coscienza umana a riconoscere quanto è bene e vero, a vantaggio della sola legge positiva che tende a monopolizzare la determinazione della moralità. È anche il ruolo della Chiesa ricordare che ogni uomo, qualsiasi sia il suo credo, è dotato dalla sua coscienza della facoltà naturale di distinguere il bene dal male e quindi di agire di conseguenza. In questo risiede la fonte della sua vera libertà».

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