La bambola più famosa del mondo trova sempre un buon motivo per far parlare di sé. Che sia il prezzo, la collezione o un anniversario particolare, spesso torniamo a parlare della Barbie. Questa volta a lamentarsi delle creazione di casa Mattel è l’americana National Hispanic Foundation for the Art, che si è lamentata per l’edizione messicana della linea Dolls of the World.
IL CHIHUAHUA NO. Dopo molti anni la Mattel ha deciso di rimettere in commercio una linea dedicata ai vari paesi e alle loro tradizioni, già presentata negli anni Ottanta. Ogni Barbie identifica un paese attraverso i suoi vestiti, le acconciature e gli accessori. Nel 2012 alla linea di produzione si sono aggiunti paesi non presenti nella collezione precedente: Argentina, Australia, Cile, Cina, India, Irlanda, Messico e Olanda. Dopo aver visto la bambolina messicana il presidente della National Hispanic Foundation for the Art, Feliz Sanchez, è andato su tutte le furie: quella Barbie con il vestito pieno di balze, colori accessi e nastrini e con un piccolo chihuahua sotto il braccio non è altro che la perfetta rappresentazione di alcuni stupidi cliché sulla cultura messicana.
PANE, AMORE E FANTASIA. In molti sono insorti sui social network, spingendo la Mattel a replicare alle accuse: «Questa Barbie è animalista e viaggiatrice, con il passaporto sempre alla mano ma allo stesso tempo vicina alle tradizioni del suo paese». Una difesa molto blanda che non ha placato le proteste dei messicani, che stanno mettendo in seria difficoltà i vertici Mattel. Scorrendo la collezione, però, anche le altre bambole potrebbero dare adito a rimostranze. La Barbie cinese, per esempio, è rappresentata con un vestito di seta rossa con in mano un piccolo panda, quella spagnola è vestita da ballerina di flamengo, quella francese ha un cestino colmo di baguette, quella italiana è un misto tra Monica Bellucci e la Gina Lollobrigida di Pane, amore e fantasia. Tutto sommato poteva andarci peggio.