Italia campione europea di gratuità: record di adozioni di disabili

Sono 639 le coppie di sposi italiane che l'anno scorso hanno adottato bambini disabili nel 2010. L'Italia è il paese che effettua il maggior numero di adozioni in Europa, 4.130 bambini adottati solo nel 2010. Presidente associazione Famiglie per l'accoglienza: «I coniugi si rendono conto che il bambino perfetto non esiste, e che è possibile amarlo anche se ha problemi»

Sono il 14 per cento in più, ben 639 le coppie di sposi italiane che l’anno scorso hanno adottato bambini disabili nel 2010 (l’anno precedente erano 561). Non solo, l’Italia è il paese che effettua il maggior numero di adozioni in Europa (4.130 adottati nel 2010, il 4 per cento in più rispetto al 2009) ed è il secondo in tutto il mondo.

Si acconsente, quindi, non solo a prendersi in casa un figlio sconosciuto, magari già grande (l’età media è di 6 anni), ma lo si accetta, in alcuni casi, sapendo che sarà un disabile, a volte anche grave. Un dato in controtendenza rispetto alla cultura del figlio perfetto. Perché questa minoranza italiana diventa una maggioranza rispetto al resto del mondo? Marco Mazzi, presidente dell’associazione Famiglie per l’accoglienza spiega l’“anomalia” così: «Innanzitutto serve educare le famiglie. Noi lo facciamo attraverso dei corsi e ne vediamo l’utilità quando i coniugi partono con un’idea e arrivano a cambiarla a fine percorso. Si rendono conto che il bambino perfetto non esiste, e che se anche sarà grande d’età o con dei problemi è possibile amarlo».

Inoltre, in Italia resiste ancora una cultura della gratuità, sia nel dna della gente sia nella legislazione.
«Credo – conclude Mazzi – che possa influire ancora una tradizione preservata: qui non succede certo quello che avviene in Inghilterra, dove girano cataloghi con le facce dei figli da scegliersi. E la legge non permette, come accade in altri paesi, che si possano comprare i figli: in Inghilterra o negli Usa si arriva all’assurdo che chi più spende, più è libero di scegliere il bambino ideale». Giorgio Cavalli, che segue i corsi per l’associazione, conferma che sono efficacissimi (si tratta di quattro incontri nell’arco di un mese dove due famiglie, che hanno già adottato, ne accompagnano circa dieci): «Guardando le coppie adottive contente, capiscono l’impegno dell’accoglienza, ma anche il suo fascino. Inoltre, sanno di non essere lasciate sole nemmeno ad adozione avvenuta: proponiamo a tutti un’amicizia che esiste già fra le nostre famiglie».

Nel nostro paese, aggiunge Cavalli, «c’è poi una cura anche anche giuridica: la legge è centrata sul diritto del bambino». L’articolo 1 della normativa parla, infatti, di diritto del bambino ad avere una famiglia e non viceversa. «Questa affermazione giuridica è stata portata avanti anche a livello culturale da tutte le istituzioni che si occupano di adozione», conclude Cavalli. Poi, rispetto all’adozione dei disabili, vedo «una gratuità pura in più, che non si può pretendere e di cui ringraziare».

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