Intercettazioni. Il Ministero della Giustizia stanzia 200 milioni. I magistrati che fanno? Ne spendono 40 in più

Anche nel 2013, «sono state allargate le maglie dei capitoli di bilancio sfondati dai magistrati». I tagli per 50 milioni di euro sono rimasti solo sulla carta

Mentre il Governo continua a tagliare gli stanziamenti la giustizia, i magistrati non si rassegnano ad accettare di diminuire le spese. Ne parla oggi Franco Bechis sul Libero. I magistrati «hanno sentito “spending review”, e devono avere tradotto “spendi di più”», così alla fine, nel 2013, «sono state allargate le maglie dei capitoli di bilancio sfondati dai magistrati» e 40 dei 50 milioni di tagli stabiliti dal governo sono rimasti soltanto sulla carta.

SPESA PER INTERCETTAZIONI. «Il caso illuminante – prosegue Bechis – è quello della spesa per intercettazioni». Erano stati stanziati dal governo 200 milioni, «ma le Procure nel 2013 ne hanno spesi 240». «Addio spending review, perché il taglio complessivo al bilancio generale era stato di 50 milioni di euro in tutto, e i 4/5 sono stati dalla eccessiva ingordigia di intercettazioni». Non è una pratica insolita, quella di ignorare il tetto massimo di spesa per la giustizia. I magistrati, prosegue Bechis, «hanno sfondato ogni anno i limiti di spesa» e le intercettazioni sono aumentate in 5 anni del 20 per cento. Il risultato di questo comportamento è che «gli uffici giudiziari portano alle spalle un contenzioso che non finisce mai». Bechis cita i dati dell’ultima relazione sull’amministrazione della giustizia del 2013: «Sono pervenuti 89 nuovi ricorsi per decreti ingiuntivi, la maggior parte causati dal mancato pagamento delle spese connesse all’attività di noleggio di apparecchiature per intercettazioni telefoniche».

POCHI SOLDI PER I RISARCIMENTI. Il debito che il ministero della giustizia ha nei confronti delle imprese continua ad accumularsi. Se da un lato ai magistrati piace spendere più di quanto stabilisca il governo, dall’altra chi ne deve portarne il peso sono infatti i cittadini. «La legge Pinto – scrive Bechis – obbliga lo stato a risarcire chi ha subito processi eccessivamente lunghi o ingiusta detenzione», ma è «una delle meno rispettate dallo Stato».  «Ancora da pagare, nel 2013, c’erano 387 milioni di euro». A fronte di questo debito enorme, per quest’anno, lo Stato ha versato 50 milioni di euro. Ma anche se ci sono stanziamenti più alti degli anni precedenti anni, conclude Bechis, citando il ministro della giustizia Anna Maria Cancellieri, restano «ben lontani dal soddisfare il debito assunto nel corso dell’anno e il debito pregresso».

Exit mobile version