Indignazione, Diritti, Sputtanamento. Le divinità del Cretino Collettivo

Una volta il mondo era dominato da Potere, Denaro e Lussuria. Oggi le divinità mondane sono Indignazione, Diritti e Sputtanamento. L’Italia del terzo millennio è andata un po’ fuori di testa

Fa anche caldo, il lavoro è un martello, le ferie ciao ciao. Ti alzi e scopri che dovresti sentirti indignato come italiano perché hanno deciso di dare il “Colosseo Quadrato”, il palazzone dell’Eur, al Gruppo del lusso Arnault. Sei un italiano abbastanza indignato? Fa anche caldo, e scopri magari che una ministra che prima faceva l’odontotecnico ha deciso, spalleggiata da una presidenta della Camera che prima cazzeggiava all’Onu, che qualsiasi persona nasca qui, di qualunque razza popolo o religione sia, diventi italiano. Ius soli si chiama, è un suo diritto. O che un altro gruppo di avanzati parlamentari sta studiando di vietare, anche solo di pensare, che il matrimonio gay non è una bella cosa. Sei pronto ad accettare senza fiatare (sarà vietato anche quello) il loro diritto? Fa anche caldo, il lavoro è un martello, pensi che ci sono in giro un sacco di problemi più urgenti, e tu non è che d’un tratto ti senti come Bill D-Fens, quello di Un giorno di ordinaria follia, che prende il bazooka e fa fuori tutti quelli che gli rompono le balle con le loro assurdità (per forza, quello è un uomo bianco fascista), ma un bel vaffa ti verrebbe da mandarglielo. Agli italiani. Sul “Colosseo Quadrato” c’è scritto: “Un popolo di poeti di artisti di eroi, di santi di pensatori di scienziati, di navigatori di trasmigratori”, e invece gli italiani sono diventati dei malmostosi indignati cronici, degli irrazionali cultori di diritti. E prova a dirglielo, vedrai come ti tratteranno.

Fa anche caldo, e scopri che “l’artista visuale” Anna Laura Millacci forse è stata picchiata dal suo uomo, il cantante Massimo Di Cataldo. Certo è una cosa orribile, non sei indignato pure tu? E già fa strano che la Boldrini non abbia ancora esternato contro “lo schifoso maschilismo”, e non saremo certo noi a minimizzare. Che poi forse le ha fatto abortire pure il bambino che portava in grembo, e figurarsi se minimizziamo proprio noi. Anzi, saremo forse gli unici a dolerci per i diritti di quel bambino non nato, ma non dite “infanticidio”, non è nei vostri diritti. E comunque, il problema non è lì. Il fatto che lascia basiti è che lei, l’artista visuale, picchiata come un tamburo dal mostro maschilista contro cui varranno una dozzina di nuovi reati, dallo stalking alla violenza domestica, insomma, lei ha scelto di non denunciarlo. No, lei ha messo tutto su Facebook. Perché lei non cerca la giustizia o la tutela della legge, no, a lei bastava sputtanarlo: «Spero che questo outing e sputtanamento pubblico sia utile a tutte quelle donne che subiscono uomini che sembrano angeli e poi ci riducono così».

Outing e sputtanamento utile? E d’un tratto ti si accende la lampadina: sarà il caldo, ma con la storia dell’artista visuale Millacci Anna Laura abbiamo sfondato un nuovo muro del suono. Pensavate che l’ultimo confine della civiltà del piagnisteo fosse la legge? La causa civile e i danni morali? No, la nuova forma di giustizia sommaria, di vendetta sociale nell’epoca dell’irresponsabilità tecnica è lo sputtanamento via Fb. Tutto e subito. La giustizia sommaria a chilometro zero, la giustizia della Rete.
Un caso, forse. Ma prendete l’assessore al Commercio di Milano, Franco D’Alfonso, l’icona del Popolo Arancione. L’assessore che mentre i negozi gli muoiono come mosche tra le mani voleva vietare il cono gelato per strada. Lui che fa? «A stilisti come Dolce e Gabbana, il Comune dovrebbe chiudere le porte: non abbiamo bisogno di farci rappresentare da evasori fiscali». Poteva dire: paghino le tasse. Poteva dire: li mettano in galera. Ma no, basta lo sputtanamento per direttissima. È il senso della realtà che se ne va. E la stampa, e i media, tutti ad applaudire, redattori che scodinzolano dietro al proprio piscio e riportano “quel che pensa il pubblico del web”. E il pubblico del web, educato da decenni di giornalisti, pensa cazzate così: «Picchiare tua moglie, vergognati! Mi vergogno di averti ammirato e di aver sempre creduto ai testi che scrivevi». E nessun giornalista che abbia il coraggio di scrivere: ma vergognati tu di essere così pirla.

Le tre facce del male
Il problema è il Cretino Collettivo, che ormai ha messo la freccia e sorpassato a sinistra il Giornalista Collettivo, e questo ora insegue quello come un cane il tartufo. Come si tratta ogni caso di cronaca nera? Ogni disgrazia è buona per fare la morale all’umanità, conta trovare un colpevole per “l’assurda tragedia”. Se sei un pensionato o un imprenditore che si suicida, è la crisi. Se sei una donna, ahah, allora è manuale Boldrini puro: serve una legge per il femminicidio e una per il corpo delle donne. A tuo figlio rubano il cellulare a scuola? Serve una commissione di strizzacervelli e una legge sul bullismo. L’importante è la categoria del nuovo reato, e trovare la responsabilità. Una ragazzina si è suicidata tempo fa perché le avevano postato delle foto non proprio da educanda su Fb. Pronti quattro nuovi reati. E i diritti delle minorenni. Ma a nessuno che sia venuto in mente di andare dai genitori di tutti quanti e dire: ma che cazzo gli insegnate voi, ai figli?

Siamo diventati al tempo stesso tutti così fragili e (in)sensibili e incapaci di razionalità che non c’è fatto che capiti che non monti sull’altare delle nuove tre divinità. Indignazione, Diritti e Sputtanamento. Chi l’avrebbe mai detto che, rendendo persino omaggio alla razionalità del Divin Marchese, dovessimo quasi quasi (quasi, vabbè) rimpiangere le tre facce del male, i tre peccati (si potrà dire?) che hanno dominato i secoli dell’umanità (cristiana) d’Occidente: Potere, Denaro e Lussuria? Erano loro ciò che buttava fuori di testa gli uomini, li pervertiva. Ma in fondo c’era un suo perché. Ma dov’è la ratio del nuovo mostro a tre teste che si mangia anime e cervelli?

Il metodo Grillo, Stella & Rizzo
Indignatevi dunque. Se non ora, quando? Sul sito del Corriere, il giornalone di Stella & Rizzo che si è dedicato per anni alla mala educacion della Casta, c’è l’apposito pulsante per espimere, dopo aver letto un articolo, se ti senti “indignato”. È il primo della lista. Il Colosseo è chiuso per sciopero? Indignati! C’è la coda alla Asl? Indignati! Le ragazze di Miss Italia sono troppo ignude? Indignati! Troppi bocciati? Indignati! Troppi promossi? Indignati! I politici guadagnano troppo? indignati! Capitan Schettino non è ancora all’ergastolo? Indignati! Gli immigrati annegano a Lampedusa? Indignati!

È il metodo Beppe Grillo, o Stella & Rizzo, che è la stessa cosa. Mai a nessuno che venga in mente di applicare un principio di realtà: quand’è che aboliamo il sindacato della scuola? Quand’è che facciamo entrare i privati nei musei? Perché non riformiamo la politica, o i tribunali? Che importa, la democrazia a chilometro zero esige solo il nobile sentimento dell’indignazione. Il resto lo faranno i padroni del vapore. Tu limitati a chiedere l’istituzione di nuovi diritti, o reati.

È il metodo Boldrini. «Squallido maschilismo. Razzismo e volgarità», e giù una legge contro le pubblicità femminili. Ci vuole lo ius soli, e mai nessuno che rifletta che basterebbe il diritto naturale di essere soccorsi in mare e accolti in terra. Maltrattano le donne? A nessuno che venga in mente mai la parola magica, educazione. Più facile dire “sessismo”, e invocare la legge sul femminicidio (l’omicidio da solo non basta). L’Indignazione è la nuova dea che fa impazzire chi crede in lei. È un sentimento, la regressione nel lamentoso, sempre in allarme per le sorti della civiltà, l’alibi (in fondo) per precludersi il realismo di quel che un tempo era il bene e il male e il sano pragmatismo di mettere mano ai problemi per come sono. È più facile indignarsi se tagliano gli alberi in una piazza di Istanbul, che se sgozzano venti cristiani in una scuola in Nigeria.

La potestà di affermare qualcosa
L’altra divinità che le sta seduta accanto si chiama Diritti. Al plurale. Diritto è la potestà di affermare qualcosa per sé o per gli altri. Qualcosa di buono (sennò lo chiameremmo “storto”). Diritto, insomma, è un potere positivo. Ma adesso: chi mai fa più qualcosa per il potere? Bisognerebbe sapere cos’è, per amarlo. Per i soldi? Chi li ha, ma chi ci crede più che resteranno? La lussuria? Beh, è così a buon mercato che nessuno ci si danna più. Ma invece pensate: i Diritti. L’astratta codificazione di un desiderio, senza sforzo per sé e con un sacco di doveri per gli altri. L’eutanasia è un mio diritto al “cocktail fatale” anche in assenza di malattie letali, e tuo dovere è riconoscerlo e pagarmi il conto. Il mio diritto di mangiar sano è anche l’obbligo per te di cucinare come voglio io. Fino ai paradossi più assurdi e illiberali. Tre geniali deputate del Pd (chi altre?) hanno fatto una proposta di legge che introduce l’obbligo per ristoranti e mense – pubbliche o private non fa differenza – di offrire «almeno un menù vegetariano e uno vegano», pena il pagamento di salate ammende o revoca della licenza di esercizio. Cercarsi un altro ristorante, no? Giammai, è un diritto. Altri vogliono dare i diritti umani ai delfini (Corriere di domenica 21 luglio) intesi come “persone non umane”.

Calderoli vogliono ammazzarlo come persona non umana, per aver paragonato un ministro a qualcosa di non umano, ma pur sempre portatore di diritti: o vogliamo dimenticare che Zapatero si battè per il progetto Grandes Simios, per dare i diritti umani a oranghi e scimpanzè? I poveri animali sono divenuti lo sfogatoio del nostro malessere regredito. La Brambilla vuole una legge per le pari opportunità dei suini. Orwell, al confronto, era un dilettante. Tempo fa su internet ha commosso a milioni il video delle mucche annegate in una inondazione. C’erano dei farmers che hanno perso le stalle e la casa, ma che importa, abbiamo diritto di commuoverci per i nostri puppets quasi umani. La divinità dei Diritti esige leggi speciali, e nuovi nomi (animalismo, bullismo, femminicidio, transessualismo). In compenso ci mangia l’anima e la capacità di chiamare le cose con il loro nome. La squadra del Torino si è beccata una censura per sessismo per questo slogan: “Se la tua ragazza crede che la domenica le metti le corna, portala a vedere il Toro”. Sessismo. È così rincoglionente che ha mangiato l’anima pure della politica. Il Pd è diventato ingovernabile perché ogni peones del Transatlantico ha il diritto di agire secondo la sua coscienza e indignazione, a costo di mandare a rotoli ogni possibile compromesso o mediazione. Così siamo qui a discutere di ideologia e spariscono i fatti. Dopo la sparatoria a Palazzo Chigi, l’ineffabile Boldrini ha detto dell’attentatore Luigi Preiti che la «crisi trasforma le vittime in carnefici». Ha sparato ai poliziotti: per bacco, era suo diritto.

La giustizia sommaria
Infine c’è l’altra divinità puerile, lo Sputtanamento. Puerile (chi fa la spia non è figlio di Maria). Come un tempo la bambina Speranza portava per mano Fede e Carità, Sputtanamento saltella felice tra Indignazione e Diritti. Che importa se tizio è colpevole? Basta dirlo. Che importa se i politici sono ladri o no? Bave alla bocca, gufi, iettatori, depressi, sepolcri maleodoranti, oranghi. Mangi al ristorante? E io ti sputtano su Fb. Hai un’amante? Il tuo terrore non saranno gli alimenti alla moglie (troppo lunga la causa di divorzio, avrei diritto al divorzio breve) ma le tue foto smutandate e i tuoi sms bavosi. Sei un prete, ma non proprio il curato d’Ars? Beh, allora aspetta e spera il perdono del tuo dio, prima passerai per il gioco di società dello Sputtanamento e del ludibrio. E allora stai certo che nessuno verrà a sostenere il tuo diritto alla privacy. I social network sono i nuovi luoghi della giustizia sommaria e della censura preventiva, ogni parola in più o in meno delle persone pubbliche va dritta al plotone d’esecuzione. Ogni cazzata detta in privato sarà proclamata sui tetti, razzismo e omofobia sono la trappola a ogni angolo di strada. Anche se tutti, poi, si sentono autorizzati a insultare l’avversario. Siamo passati dalla fragilità sociale a quella mentale, l’unico solipsistico piacere è giocare alla gogna. Immola il tuo prossimo sull’altare dello Sputtanamento. Solo così sarai un italiano del Terzo millennio. Fa anche caldo, ma vaffanculo. 

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