Ilva, Riva a processo per la morte di 15 operai

Inizia oggi il dibattimento che vede imputato il patron dell'acciaio con altre 28 persone. Avrebbero causato la morte degli operai per l'esposizione all'amianto. Intanto il decreto bonifica diventa legge

Si è aperto stamattina il processo a Emilio e Fabio Riva, patron dell’Ilva, insieme ad altre 28 persone per la morte di 15 operai tra il 2004 e il 2010. Il dibattimento che si è avviato oggi a Taranto davanti al giudice monocratico, vede i Riva imputati insieme al direttore dello stabilimento, Luigi Capogrosso (che come Emilio Riva è agli arresti domiciliari dal 26 luglio, per l’indagine sul disastro ambientale che ha portato al sequestro di alcune aree dell’acciaieria). Secondo l’accusa, Riva e Capogrosso, insieme a coloro che hanno guidato l’azienda anche all’epoca in cui era un colosso statale, l’Italsider, sarebbero responsabili di disastro ambientale colposo e di omissione dolosa delle cautele sul luogo del lavoro. I 15 operai dello stabilimento sarebbero morti in seguito all’esposizione alle fibre d’amianto presenti nel passato anche nello stabilimento, perché secondo l’accusa gli imputati «omettevano di adottare le specifiche cautele che secondo l’esperienza e la tecnica sarebbero state necessarie a tutelare l’integrità fisica dei prestatori di lavoro, in particolare impianti di aspirazione nonché sistemi di abbattimenti delle polveri-fibre d’amianto» e inoltre «di far eseguire in luoghi separati le lavorazioni afferenti al rischio di inalazione delle polveri». Il processo dovrebbe essere riunito a quello già in corso contro altri 18 imputati (molti nomi si sovrappongono però tra le due inchieste) ritenuti responsabili della morte di altri 16 operai. Lo dovrebbe decidere il giudice monocratico il prossimo 23 novembre. Al processo di oggi si costituiscono parte civile i parenti delle vittime, la Fiom-Cgil, la Uil e l’associazione Contramianto.

I DATI DELL’INAIL. I processi partono da una parte degli oltre 34 mila esposti presentati nel corso degli anni a Taranto per l’amianto e, secondo la Gazzetta del Mezzogiorno che riporta il dato, una parte consistente di questi esposti riguarda proprio i lavoratori del siderurgico. Tra il 1998 e il 2010 sono stati denunciati all’Inail 234 casi di malattie “amianto correlate” da parte di ex lavoratori dell’Ilva, con una percentuale che ha raggiunto nel periodo 2006-’10 il picco del 21,6 per cento, rispetto ad una media nazionale del 7 per cento. L’Inail ha indennizzato tra il 2004 e il 2008, 93 casi di tumore a Taranto: la metà esatta sono i lavoratori del comparto siderurgico.

L’ASL DI TARANTO. Sempre oggi nel corso del congresso della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg) a Villasimius, la responsabile Controllo spesa farmaceutica dell’Asl di Taranto, Rossella Moscogiuri, ha diffuso nuovi dati, secondo cui negli ultimi sei mesi i ricoveri per tumori in tutta la città di Taranto sono raddoppiati rispetto allo stesso periodo del 2011. Difficile tuttavia capire se ciò possa realmente essere legato all’attività dello stabilimento, almeno per ora.

IL DECRETO BONIFICA. Proprio in queste ore il Senato ha approvato con 247 sì e 20 no (tutti della Lega) il decreto che vara disposizioni urgenti per il risanamento ambientale e la riqualificazione del territorio di Taranto. La nuova legge dunque contiene lo stanziamento di 396 milioni di euro destinati in parte alla bonifica ambientale del territorio, in parte al rilancio del tessuto economico, in particolare allo sviluppo del commercio mercantile.

 

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