Ilva, la procura di Taranto chiede rinvio a giudizio per 50 indagati, tra cui i Riva e Vendola

La richiesta dell'accusa dovrà essere valutata ora dal Gip. Le accuse vanno dall'associazione a delinquere a disastro ambientale colposo e omicidio colposo, Vendola indagato per concussione

Cinquanta persone rinviate a giudizio, tra cui non solo la famiglia Riva, ma anche i vertici di tutti gli enti locali: questa è stata la richiesta presentata oggi dalla procura di Taranto per l’inchiesta sui danni ambientali dell’Ilva. La richiesta dovrà ora essere valutata dal gip che dovrà decidere se mandare a processo, quindi, tra gli altri anche il governatore della Puglia Nichi Vendola, l’ex presidente della provincia Giovanni Florido e il sindaco di Taranto Ippazio Stefàno.

I PRESUNTI REATI. La richiesta di rinvio a giudizio è stata firmata dal procuratore capo Franco Sebastio e dal pool che si è occupato delle indagini (l’aggiunto Pietro Argentino, i sostituti Mariano Buccoliero, Giovanna Cannarile, Remo Epifani e Raffaele Graziano) e coinvolge 53 indagati, ai quali lo scorso 30 ottobre è già stato notoficato l’avviso di chiusura indagini. La procura vuole mandare a processo 11 dirigenti dell’azienda per i presunti reati ambientali commessi dall’acciaieria, cioé associazione a delinquere, disastro ambientale colposo e omicidio colposo (per i casi di due “morti bianche”): tra di loro i precedenti vertici del gruppo, prima del commissariamento, Emilio, Fabio e Nicora Riva e uno stuolo di manager ed ex managere dello stabilimento tarantino. Vendola è accusato invece di concussione aggravata. Oltre alle 50 persone fisiche indagate, la procura ha chiesto un rinvio a giudizio anche per tre società.

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