Ilva di Taranto: presto 6500 cassintegrati, ma l’azienda è pronta a bonificare gli impianti

Gennaro Oliva (Uilm): «Ci conforta sapere che l'azienda si è detta pronta a intervenire nella messa in sicurezza e bonifica degli impianti e a pagare la cassa integrazione»

L’Ilva di Taranto annuncia seimilacinquecento cassintegrati nell’ambito della procedura di bonifica degli impianti, che, secondo i sindacati, potrebbero anche ridursi di numero. Quello che è certo, però, come sempre è stato fino ad ora, è che «a pagare le conseguenze maggiori saranno ancora una volta i lavoratori». A parlare è Gennaro Oliva, operaio dell’Ilva e sindacalista della Uilm tarantina, che a tempi.it dice: «Per ora ci conforta sapere che l’azienda si è detta pronta a intervenire nella messa in sicurezza e bonifica degli impianti (stanziando tre miliardi di euro nei prossimi due anni e mezzo) e a pagare la cassa integrazione».

Oliva, seimilacinquecento cassintegrati nello stabilimento tarantino, che conta circa dodicimila dipendenti, sono più di uno su due; nella vicenda Ilva siamo ai titoli di coda?
È ovvio che si tratta di un numero buttato lì; ci saranno sicuramente ulteriori trattative e noi cercheremo di farlo abbassare il più possibile. Per ora ci conforta sapere che l’azienda si è detta pronta a intervenire nella messa in sicurezza e bonifica degli impianti (stanziando tre miliardi di euro nei prossimi due anni e mezzo) e a pagare la cassa integrazione. Noi, invece, come sindacato, chiederemo anche i soldi per un’integrazione salariale alla cassa, come abbiamo già fatto nel 2008.

Ce la farete?
Dobbiamo farcela, dobbiamo fare di tutto; il sindacato parte così, con questo obiettivo. Altrimenti adotteremo nuove iniziative per mettere il datore di lavoro nelle condizioni di stanziare i soldi.

Per l’Ilva, che già produce a regime ridotto rispetto ai suoi standard, non sarà così facile; non crede?
Dice bene, l’Ilva sta producendo a marcia ridotta da quando l’altoforno 1 si è fermato e ora è stata arrestata una colata continua anche nell’acciaieria 1, ma i problemi seri cominceranno quando nel 2014/2015 verrà spento l’altoforno numero 5, che è potente come due altiforni, è il più grande d’Europa. L’Ilva però sa che deve fare investimenti importanti e sicuramente li farà, così che il nuovo stabilimento disporrà di tutte le ultime tecnologie. Ma alla fine di tutto a pagare le conseguenze maggiori saranno ancora una volta i lavoratori.

La magistratura ha qualche responsabilità nel blocco della produzione?
Come sindacato non ci siamo mai pronunciati contro la magistratura; aspettiamo la decisione della Corte Costituzionale e allora vedremo chi ha tirato di più la corda, se il governo o la Corte. L’azienda, dal canto suo, vuole produrre, vuole rimanere a Taranto, ma dipende dagli eventi.

@rigaz1

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