Il testamento spirituale del ministro cattolico assassinato in Pakistan Shahbaz Bhatti: «Voglio servire Gesù da uomo comune»

Pubblichiamo il testamento spirituale di Shahbaz Bhatti, ministro cattoliche per le Minoranze in Pakistan, assassinato il 2 marzo da uomini armati. Bhatti: «Pensai di corrispondere all'amore di Gesù ponendomi al servizio dei cristiani, specialmente dei poveri, dei bisognosi e dei perseguitati che vivono in questo paese islamico»

Pubblichiamo il testamento spirituale del cattolico Shahbaz Bhatti, ministro per le Minoranze del Pakistan, assassinato il 2 marzo a Islamabad da uomini armati. Bhatti aveva difeso con coraggio Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte per blasfemia in base a false accuse, e aveva ricevuto numerose minacce di morte perché, come Salman Taseer, governatore del Punjab assassinato da estremisti islamici, voleva riformare la legge sulla blasfemia.



”Il mio nome è Shahbaz Bhatti. Sono nato in una famiglia cattolica. Mio padre, insegnante in pensione, e mia madre, casalinga, mi hanno educato secondo i valori cristiani e gli insegnamenti della Bibbia, che hanno influenzato la mia infanzia.



Fin da bambino ero solito andare in chiesa e trovare profonda ispirazione negli insegnamenti, nel sacrificio, e nella crocifissione di Gesù. Fu l’amore di Gesù che mi indusse ad offrire i miei servizi alla Chiesa. Le spaventose condizioni in cui versavano i cristiani del Pakistan mi sconvolsero. Ricordo un venerdì di Pasqua quando avevo solo tredici anni: ascoltai un sermone sul sacrificio di Gesù per la nostra redenzione e per la salvezza del mondo. E pensai di corrispondere a quel suo amore donando amore ai nostri fratelli e sorelle, ponendomi al servizio dei cristiani, specialmente dei poveri, dei bisognosi e dei perseguitati che vivono in questo paese islamico.



Mi sono state proposte alte cariche al governo e mi è stato chiesto di abbandonare la mia battaglia, ma io ho sempre rifiutato, persino a rischio della mia stessa vita. La mia risposta è sempre stata la stessa: «No, io voglio servire Gesù da uomo comune»”.



Continua a leggere il testamento sul sito della Fondazione Oasis.

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