Il Tamagotchi è tornato, l’uovo virtuale ora si schiude grazie a un’app

Negli anni Novanta il giochino made in Giappone impazzava tra i più giovani. Oggi i cuccioli virtuali si potranno crescere sul telefonino, sperando di replicare i successi del passato

Chi l’avrebbe mai detto che un giorno ci saremmo trovati a parlare un’altra volta di Tamagotchi? Un giochino ben conosciuto dai ragazzini che negli anni Novanta ne volevano uno a tutti i costi, con il benestare dei genitori che potevano così dribblare la richiesta di cani, gatti, criceti e pappagalli parlanti. Nato nel 1996, il Tamagotchi fu inventato da un’azienda di giocattoli giapponese che riuscì a esportare con successo l’innovativo passatempo portatile anche nel resto del mondo. Si trattava di un gioco elettronico tascabile il cui scopo era occuparsi di un cucciolo virtuale. Attraverso tre bottoncini, A, B e C, il giocatore interagiva con il suo animaletto, di cui doveva prendersi cura quotidianamente facendolo mangiare e bere, giocando con lui, pulendo i suoi bisogni, controllando la sua crescita e sgridandolo in caso di capricci. Un impegno che, se veniva troppo spesso trascurato, causava la morte del cucciolo.

UOVA. Proprio la fine dell’animaletto da compagnia era stata al centro di proteste vigorose di genitori e psicologi, che l’avevano persino definito “un giocattolo incubo”. Il Tamagotchi subì diverse trasformazioni sino a giungere alla sua fine nel 2007, dovuta anche all’avvento di console di ultima generazione e giochi decisamente più accattivanti. Ora però il cucciolo virtuale è tornato sotto forma di applicazione per smartphone Android, a colori e più elaborato nella grafica, anche se rimane intatta l’aura vintage. Basterà scaricare l’app Tamagotchi Life per rivivere i favolosi anni Novanta, quando quaranta milioni di uova virtuali si schiudevano dando vita ad altrettanti cuccioli tascabili.

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