Il ritorno di don Pierino Gelmini

Don Pierino è tornato ad Amelia su una sedia con ausili, i parametri cardiologici sono migliorati. Nella commozione generale, si è ricordato come le accuse di abuso sessuale siano state da sempre lo strumento più facile, nei regimi totalitari, per cancellare ciò che era scomodo o irriducibile al potere dominante

La forte tempra di don Pierino e l’amore ricambiato per i ragazzi e per la comunità, ha fatto un piccolo grande miracolo. Quasi sulle proprie gambe, perché in verità è su una sedia con ausili, don Pierino è ritornato ad Amelia in un clima di grande gioia e di profonda commozione.

I parametri cardiologici sono un po’ migliorati, così come la massiccia ulcerazione emorragica dello stomaco, che per più di due settimane ha fatto davvero temere per la sua vita robusta, luminosa e preziosa. Per il suo ottantaseiesimo compleanno, alcune centinaia di ragazzi e di famiglie della comunità lo hanno atteso e abbracciato in una grande festa. Innanzitutto il dono di un crocifisso omaggiato dal ministro degli Interni della Thailandia che, buddista, ha ritenuto l’Uomo della Croce morto e risorto, il migliore e più completo simbolo – sintesi della vita di Don Pierino.

I sacerdoti amici della comunità l’hanno benedetto in un momento di preghiera comune, e nonostante la riduzione allo stato laicale, don Pierino ha benedetto paternamente tutti con quel crocifisso. Il viso è scarno e segnato, ma lo sguardo lampeggiante e amorevole come sempre. Pur nella stanchezza, che impone riposo immediato, qualche parola acuta come sempre. «Non potrò mai morire separato dalla mia casa e dalla mia gente».

I giorni della malattia, di cui due di completo coma, hanno imposto a don Pierino, che rimane tuttora il cuore pulsante della Comunità Incontro, una riflessione sul futuro. In ospedale ha ricevuto in un abbraccio di reciproca accoglienza, fraternità, amicizia e perdono, la visita di monsignor Paglia, fondatore della Comunità di Sant’Egidio. Nella franchezza della parresia che si addice ai santi, le incomprensioni del passato si sono colmate di intimità sacerdotale.

Don Pierino in questi giorni ha voluto dettare anche i futuri organigrammi della comunità, annunciando come successore ai vertici della stessa monsignor Giovanni D’Ercole, attuale vescovo ausiliare dell’Aquila, già addetto alla Segreteria di Stato Vaticana e antico amico della comunità, coadiuvato da uno staff che verrà presentato in un prossimo convegno pubblico.

La Comunità Incontro è un frutto vivente della Chiesa cattolica, nutrita dall’amore sacramentale nel suo Cristo. Nessuna calunnia potrà cancellare questa profetica e incontrovertibile verità, consegnata dal presente al futuro. Anche don Zeno di Nomadelfia soffrì le stesse persecuzioni e umiliazioni di don Pierino, come peraltro tanti altri grandi santi nella storia della chiesa, inclusi san Francesco, don Bosco e padre Pio.

Don Pierino, nel suo breve saluto, ha voluto ricordare affettuosamente la telefonata di Silvio Berlusconi all’ospedale di Terni dalla Germania, mentre era al vertice con la Merkel, che non ha impedito di dedicare il tempo e l’amicizia di sempre all’amico Pierino. Nonostante la fatica nel sorriso, il don ha ricordato che «Silvio è un uomo buono e giusto, forse non sarà un santo ma nessuno è perfetto».

Forse neppure Dio, almeno nel senso che pur nella sua infinita pienezza, si sente sofferente e a disagio fino a che l’ultimo cuore umano non è stato salvato e riportato a lui attraverso Gesù e lo Spirito. E nella commozione generale, si è ricordato come le accuse di abuso sessuale siano state da sempre lo strumento più facile, nei regimi totalitari, per cancellare ciò che era scomodo o irriducibile al potere dominante, come accadeva in Polonia ai tempi di Karol Wojtyla arcivescovo di Cracovia e di cardinal Vishinski.

Con la sua consueta ironia e saggezza, don Pierino ha ricordato che solo tre cose non si possono tappare mai: la bocca e le chiacchiere degli uomini, il cratere dei vulcani in eruzione, ma anche la misericordia e la generosità del perdono nel cuore di Dio. La prudenza e la stanchezza hanno reso breve ma intensissimo l’incontro, nonostante i cinque anni di martirio e di calunnie, marcantoni reduci di patrie galere che si sono fatti docili strumento del male non sono riusciti fino a ora a prevalere. Non praevalebunt don Pierino, perché l’amore è sempre più forte dell’odio.

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