Il problema carcere deve essere affrontato in maniera globale

La proposta del ministro Severino è ottima, ma temo sia stata solo un’uscita estemporanea. Il problema carcere necessita di essere affrontato in maniera globale. Il reinserimento sociale dei condannati, i benefici esterni, la Legge Gozzini sono applicabili solo al 40 per cento circa della popolazione carceraria (anzi meno, i benefici sono applicabili solo a chi si trova in espiazione pena definitiva). Oltre la metà della popolazione detenuta è composta da stranieri, la maggioranza dei quali non ha un domicilio fuori dalla prigione. Questa però è una condizione indispensabile, oltre al lavoro, per essere ammessi a qualsiasi beneficio. Togliamo il circuito della massima sicurezza e i reati ostativi e ci renderemo conto della mancanza di una visione d’insieme nell’affrontare il problema carcere.
Dopo anni di destra al governo, dopo appelli (soprattutto della Lega) all’utilizzo del carcere come strumento di controllo sociale di fenomeni come l’immigrazione, ci si accorge che questa strada è senza sbocchi e non risolve i problemi. È una strada che soddisfa la sete di “sangue”, di capri espiatori per il tremendo malessere che avvolge il nostro paese che la gente vuole, arrabbiata, delusa e disperata per la crisi. Demagogia pura, visto che al nord i più fieri leghisti spesso sono figli di immigrati meridionali di prima generazione. Questi si sono impegnati e sono diventati i primi censori di alcuni difetti atavici del nostro sud. Ora che per fortuna è stata superata questa fase, si potrebbe percorrere una strada analoga per l ‘immigrazione dall’estero.

Le varie etnie e comunità da anni presenti in Italia, al pari dei meridionali emigrati al nord negli anni sessanta, contano molti casi di riuscito inserimento nel tessuto sociale italiano, di cui fanno parte a pieno titolo. Perché, dunque, non dare più facilmente la cittadinanza italiana a chi si comporta bene e chiedere la loro collaborazione perché intervengano in modo strutturale per cercare di diminuire il livello di criminalità e di disagio delle analoghe etnie? Alla stesso modo, perché non richiedere la loro collaborazione per studiare forme che permettano accesso ai benefici carcerari agli stranieri detenuti in Italia?

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