Il potere e la gloria.

Non è il figlio il problema di don Sante Sguotti. Il problema è che ne farà della sua vocazione

Per spiegare le sue ragioni don Sante Sguotti, parroco di Monterosso, ha convocato una conferenza stampa. In chiesa, davanti all’altare, ha parlato per più di due ore. Poiché su di lui erano circolati numerosi pettegolezzi, don Sante ha detto che «Laura la conosco da più di otto anni, ma non in maniera biblica. Sono innamorato di questa donna e ci fidanzeremo in forma casta, se lei vorrà, il prossimo 2 dicembre». Se l’è presa col Vaticano e con la Curia di Padova, e ha affermato di voler incontrare Milingo. Se don Sante fosse il padre del bambino quel che ha fatto sarebbe meno grave delle sue dichiarazioni. Che un prete si possa innamorare è augurabile a lui e a chi gli sta intorno: significa che sa ancora amare. Che un prete ceda alla debolezza e abbia una relazione con una donna, non è augurabile alla chiarezza della sua vocazione, ma, se sorretto da un adeguato pentimento, il fatto può rivelarsi uno spunto per una nuova conversione. Ma se un prete nega di aver fatto l’amore e ci propina le sue seghe mentali sul “fidanzamento casto”, questo va meno bene e a farne le spese sarà prima lui, poi la sua “compagna”, poi quel bambino. Don Sante farebbe bene a leggersi Il Potere e la gloria di Graham Greene, storia di un prete vigliacco e lussurioso che, nel Messico della Cristiada, tenta di scappare da se stesso, dai fucili, da sua figlia. Ma che è continuamente richiamato a essere quel che Dio l’ha chiamato a essere. Perché, come scrive Greene, «l’unica cosa che conta nella vita è diventare santi».

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