Il panda mannaro

Piccola rassegna stampa della sgangherata testimonianza politica del filosofo cattolico Rocco Buttiglione, leader del Cdu, che da un anno promette (e puntualmente si rimangia le promesse) di uscire da un governo che non realizza la parità scolastica. Ecco come si prendono per i fondelli i propri elettori e si mena il can per l’aia per di mantenere lo straccio di due poltrone di ministro (Folloni) e sottosegretario (Delfino) a Roma

Alla vigilia della costituzione del governo D’Alema il professor Rocco Buttiglione proclama: “Il governo con D’Alema si potrà fare se si impegna a realizzare la parità scolastica e una nuova regolamentazione del terzo settore”. Sono le 16,38 del 16 ottobre1998, la dichiarazione è resa al Televideo. Il 29 ottobre in piena guerra per le poltrone, da presidente della nuova creatura cossighiana, l’udierrino Buttiglione spiega: “ormai il problema delle presidenze non è più al primo punto dell’ordine del giorno. Lì noi mettiamo la questione scuola, perchè il dividendo Euro va investito sul futuro dei giovani’’. Il 13 novembre Buttiglione dà lezione al leader frazionista di Rifondazione che in un’intervista al Corriere della Sera aveva affermato che “se passera’ la parita’ scolastica il suo partito non votera’ la finanziaria”. Per l’occasione Buttiglione si trasforma in un gigante dell’ironia: ‘’Forse Cossutta non ha letto attentamente il programma di governo, ma non puo’ far pagare agli italiani la propria disattenzione’’. Poi torna a promettere: ‘’La parita’ scolastica fa parte integrante degli accordi di governo sui quali si e’ costruito l’esecutivo D’Alema, inoltre su questo noi abbiamo preso un impegno con i nostri elettori e vediamo coinvolte convinzioni fondamentali sulle quali non abbiamo nessuna intenzione di cedere’’. Il 27 novembre, dai microfoni di RTL 102,5, Rocco minaccia la crisi: ‘’Chi indebolisce la parita’scolastica indebolisce il governo, chi fa cadere la parita’scolastica fa cadere il governo’’. Il 9 dicembre Buttiglione si scopre difensore della laicità e definisce ‘’sconcertante” l’ ipotesi che circola “di vedere nell’innalzamento dall’otto al nove per mille del contributo alla Chiesa italiana la soluzione al problema della parità scolastica”. A giudizio del filosofo ‘’non sono possibili baratti: la questione della parita’ scolastica e’ tema troppo importante e non si puo’ ridurre ad una mera questione economica’’. I mesi passano, la parità non si vede. Nel frattempo succede che, dopo il no di Prc, Verdi e Pdci che produce l’insabbiamento anche di una modesta legge sulla parità (il ddl governativo del ministro Berlinguer), il 12 febbraio il Governo rinvia alla regione Emilia Romagna la legge regionale sul diritto allo studio, approvata il 15 gennaio, che prevede consistenti rimborsi alle famiglie degli studenti che frequentano le scuole private, perche’ ‘’invade, per taluni profili, le competenze riservate allo Stato’’. Buttiglione in questi mesi tace. Ma in prossimità delle elezioni europee, improvvisamente si risveglia dal letargo. È il 7 giugno 1999, Buttiglione torna a ruggire come un leone. Annuncia che dopo le elezioni, se il suo suggerimento di “un governo di larghe intese” non sara’ accolto, il Cdu potrebbe ritirare il suo appoggio alla maggioranza e il ministro Guido Folloni, insieme al sottosegretario Teresio Delfino, potrebbero dare le dimissioni. ‘’Le ragioni della nostra partecipazione al governo sembrano esaurite – dichiara Buttiglione a Rovigo – credo che il paese abbia bisogno di una maggioranza piu’ ampia per affrontare l’emergenza della situazione economica e l’urgenza delle riforme’’. L’attuale governo ‘’era di Cossiga e D’Alema e ora e’ solo di D’Alema; doveva occuparsi della scuola, e la legge sulla parita’ scolastica non c’e’ stata’’. Il giorno dopo le elezioni Buttiglione rinvia l’ultimatum. Il18 giugno dichiara infatti che il Cdu attende il Dpef, ma avverte: ‘’sulla parità non faremo sconti’’. Buttiglione ribadisce le sue richieste il 23 giugno e in un documento inviato a D’Alema tra l’altro scrive : “il Cdu chiede con forza la contestualita’ della riforma dei cicli e della parita’scolastica”. La pressione buttiglioniana su D’Alema si fa tremenda. Il 24 giugno Rocco si reca a Palazzo Chigi e incontra il sottosegretario Marco Minniti. Al termine del colloquio il leader del Cdu, conversando con i giornalisti, indica i temi sui quali il suo partito chiede una riflessione a tutta la maggioranza e, segnala l’Ansa, “in particolare, Buttiglione ritiene fondamentale per rimanere nell’attuale maggioranza almeno il varo da parte del Senato della legge sulla parita’ scolastica prima delle vacanze estive”. Il 4 luglio il tamburino di guerra si ripete e a un convegno di giovani del centro destra Buttiglione afferma: ‘’Se la parita’scolastica non verra’ affrontata almeno da una delle due Camere prima della pausa estiva, noi lo riterremo una violazione grave del patto di governo e ci sentiremo svincolati da qualunque obbligo verso questa maggioranza’’. Il 6 luglio Buttiglione dilaga, all’Ansa Bloomberg detta perentorio: “il Cdu e’ pronto a uscire dalla maggioranza di governo se non verranno accolte le richieste avanzate in materia di parita’ scolastica. Se questo impegno non viene mantenuto, per noi viene meno il pilastro fondamentale che giustifica il nostro voto a questo governo’’. Giovedì 8 luglio il governo rinvia per l’ennesima volta la questione parità e vara un pacchetto di sussidi per l’istruzione, che non soltanto non scalfisce il monopolio scolastico statale, ma ne riafferma il principio con un provvedimento assitenzialistico di carità pelosa. Il giorno successivo Buttiglione ricomincia la manfrina mormorando a La Repubblica che gli domanda se è soddisfatto dell’accordo di maggioranza sulla scuola, “Mmmh…Là per là lo ero. Poi ho visto troppo entusiasmo, e fiuto la fregatura.” Ma nella giornata dell’8 luglio, il genio supera se stesso: “per dare un giudizio definitivo aspetto il testo che la maggioranza metterà a punto” dichiara all‘agenzia Adnkronos. Peccato che uno degli incaricati governativi della stesura del testo sia … lo stesso Rocco Buttiglione. Il panda mannaro.

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